Condividi
Per Viaggiare:
Giappone-Turismo.it è una realizzazione
Net Reserve srl
Via A. Lamarmora, 22
50121 Firenze
Tel: 055.573331
P.Iva/C.F 02291930481
Condividi
Per Viaggiare:
Giappone-Turismo.it è una realizzazione
Net Reserve srl
Via A. Lamarmora, 22
50121 Firenze
Tel: 055.573331
P.Iva/C.F 02291930481
Il 70% del territorio Giapponese è montuoso, il 67% è ricoperto di foreste, il 15% occupato dall’agricoltura. Resta solo uno spazio del 18% utilizzabile dall’abitazione. Il Giappone è quindi uno dei Paesi più densamente popolato del mondo, con un coefficiente bassissimo di abitabilità. E’ questo anche uno degli aspetti del Giappone d’oggi. L’urbanesimo, già rilevante fin dall’inizio del nostro secolo, è divenuto un fenomeno quasi abnorme. Basti pensare che Tokyo ha raggiunto superato gli 11 milioni di abitanti e si pone tra le megalopoli del mondo.
I giapponesi, in genere, hanno statura piccola (m 1,60 per gli uomini e 1,50 per le donne); sono robusti e ben proporzionati; il colore della pelle varia dal giallo pallido al giallo bruno Ancora non è completamente chiara l’origine dell’etnia nipponica: probabilità discendono da Ainu, Mancesi, Mongoli, Coreani, Cinesi, Indonesiani e Polinesiani che quasi sicuramente si stabilirono nell’arcipelago diversi secoli prima della nostra era, provenendo dalla Corea. In proposito una curiosa nota antropologica: oggi i coreani che vivono in Giappone sono visti quasi come una razza inferiore tant’è che sono rarissimi i i matrimoni tra Coreani e Giapponesi e difficilmente un Coreano riesce a occupare un posto di lavoro di rilievo. Forse perché i Coreani che vivono in Giappone sono gli Intoccabili Giapponesi. Fino a soli pochi anni fa venivano chiamati Eta, che significa “sozzi”. Ora questa parola è stata ufficialmente eliminata e sostituita col termine Burakumin, che vuol dire “piccola gente”.
Due parole, ora, sull’andamento demografico: il censimento della popolazione è stato introdotto in Giappone nel 1920 e si svolge ogni cinque anni. Inoltre, ogni anno viene rilasciata una stima ufficiale, basata sulle tendenze evidenziate dal censimento.
Nel 1872, anno di cui è disponibile una prima stima della popolazione, in Giappone vi erano quasi 35 milioni di abitanti. L’ultimo censimento ne registrava 125,5 milioni, mentre l’ultima stima ufficiale è 126,6 milioni. Come numero di abitanti, il Giappone è il settimo paese al mondo, dopo Cina, India, Russia, Stati Uniti, Indonesia e Brasile.
Per quanto riguarda la densità, si è passati dalle 91,2 persone per km² del 1872 alle 336,8 del censimento, fino alle 339,8 dell’ultima stima. La densità media della popolazione deve essere ricondotta agli 80.000 km² di pianure, il che la fa salire vertiginosamente.
In Giappone ci sono 11 città con oltre un milione di abitanti. Infatti, il 78% della popolazione vive in città. La migrazione verso le aree urbane assume un grande rilevo negli anni ’60 e si concentra verso le tre maggiori aree metropolitane di Tokyo, Osaka e Nagoya, che raccolgono oggi circa il 44% della popolazione, mentre l’area di Tokyo, unica meta del flusso migratorio a partire dagli anni ’80, rappresenta da sola il 24% della popolazione totale.
Lo spettro della sovrappopolazione ha assillato a lungo il paese e ha portato all’ingegnosa valorizzazione delle regioni di montagna e litoranee, alla colonizzazione di Hokkaidou a partire dal periodo Meiji (1868-1912), all’emigrazione in entrambe le Americhe (ancora 16.000 persone tra il 1947 e il 1956) o in Australia (fino alla Seconda Guerra Mondiale) e, infine, a una politica di limitazione delle nascite (legge eugenetica del 1948).
Ora il tasso di crescita della popolazione è quasi nullo e alcune prefetture hanno già una crescita negativa.
La società Giapponese è per vari aspetti poco comprensibile per un occidentale. A esempio, i Giapponesi hanno conservato un estremo rispetto per miti e tradizioni del passato, ma nello stesso tempo appaiono aperti in pieno alle influenze del progresso e del mondo esterno. Sembra inoltre che possano considerarsi l’unica società che sia riuscita a combinare la sensibilità della massa moderna con le regole casalinghe di una piccola tribù. Il Giappone. è il paese dei calcolatori, eppure in ogni casa vi è un abaco, l’antico pallottoliere per fare i conti. Frequenti restano casi di bushido, il suicidio di un’intera famiglia, talora compiuto per onore.
Le abitazioni sono ovviamente costruite secondo moderni criteri e tuttavia quando è possibile, tenendo conto anche del poco spazio disponibile, si cerca di ripetere le caratteristiche della casa tradizionale, costituita da una gabbia leggera di legno, con pilastri appoggiati su pietre. Le pareti della casa sono scorrevoli e le camere sono separate da telai di carta. I pavimenti sono ricoperti di stuoie di paglia di riso. La cucina e i corridoi hanno pavimenti di legno lucido. Le camere migliori sono esposte a mezzogiorno, verso il giardino interno. Mancano quasi del tutto i mobili; i letti sono formati da coperte imbottite che si ripongono durante il giorno; gli armadi sono nascosti dietro i tramezzi; mancano le sedie e il riscaldamento è assicurato da bracieri. Anche se costruito e formato sul modello di quello cinese, il giardino Giapponese rappresenta il colore locale. Esso in genere è costituito da un insieme di collinette, un laghetto con un’isola, prati erbosi, gruppi d’alberi e di bambù popolati di animali. L’arte del giardinaggio Giapponese si può ammirare specialmente a Kyoto. La cucina Giapponese è in genere priva di grassi, ricca di carbonio ma povera di azoto. Tre sono i pasti giornalieri: al mattino, a mezzogiorno e al tramonto. In una famiglia media si hanno per ogni pasto due piatti: un pesce arrosto, una minestra liquida con riso cotto a vapore. La bevanda abituale è il tè, che si beve in principio e alla fine. Il sake o vino di riso si beve in genere caldo all’inizio del pasto.
Situati ai piani superiori dell’uscita est della stazione di Ikebukuro, i grandi magazzini Seibu sono un’altra grande catena di negozi di Tokyo. Appartengono al gruppo Seibu, propretario di diverse linee ferroviarie suburbane, compresa la linea Seibu Ikebukuro, che termina alla stazione di Ikebukuro. Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 21:00. Fino alle 20:00 nei weekend e durante le festività nazionali.
La lingua nipponica è molto difficile: se volete imparare a leggere il giapponese, sappiate che ci vorranno diversi anni. Il Giappone è infatti caratterizzato da uno dei sistemi di scrittura più complessi del mondo, basato su tre diversi alfabeti diversi (quattro se si considera anche l’uso, sempre più diffuso, dell’alfabeto latino, il romaji). A differenza di altre lingue orientali, il giapponese non è tonale e la pronuncia è abbastanza facile da imparare.
Il Giapponese (nome nativo nihongo) è una lingua agglutinante, del gruppo uralo-altaico e, quantunque abbia rapporti con quella coreana ed una parentela con le lingue mongoliche, si differenzia dalle altre lingue dell’Asia orientale per la molteplicità delle sillabe. Dal punto di vista filogenetico il Giapponese si considera solitamente una lingua isolata, per l’impossibilità di ricostruire con sicurezza la sua origine. Alcune delle teorie proposte ipotizzano che il Giapponese possa avere origini comuni con la lingua Ainu (parlata dalla popolazione indigena Ainu tuttora presente nell’isola di Hokkaidō), con le lingue austronesiane oppure con alcune lingue del gruppo uralo-altaico. Le ultime due ipotesi sono attualmente le più accreditate: molti linguisti concordano nel ritenere che il Giapponese sarebbe costituito da un substrato austronesiano a cui si è sovrapposto un apporto di origine uralo-altaica. Evidenti sono le somiglianze sintattiche con il coreano, da cui differisce tuttavia sul piano morfologico e lessicale.
Nella lingua Giapponese esistono tre diverse categorie di parole, quelle originarie del Giappone che costituiscono la categoria più grande, seguite dalle parole che sono state importate dalla lingua Cinese in tempi remoti e infine la categoria più piccola ( ma in rapida espansione) di parole prese in tempi recenti dalle lingue occidentali, come l’Inglese.
Anche gli alfabeti sono tre, ritroviamo il hiragana, katakana e kanji.
I primi due alfabeti sono fonetici, cioè ad ogni simbolo corrisponde un suono ( come da noi ) e sono molto simili fra loro, il terzo invece è simbolico, cioè ad ogni simbolo corrispondono uno o più significati. I kanji, hanno una loro precisa maniera di essere scritti. Sono composti da più tratti e c’e’ un ordine fra questi e anche quello che a prima vista può sembrare superfluo (certe “sbavature”) e’ invece significativo.
Un’altra cosa che riguarda la scrittura: i Giapponesi possono scrivere in orizzontale o in verticale. Nello stile occidentale, cioè nelle file orizzontali dalla parte superiore alla parte inferiore della pagina, o nello stile giapponese tradizionale, cioè in colonne verticali dalla destra alla parte di sinistra della pagina. Entrambi gli stili di scrittura sono oggi parallelamente utilizzati.
Vi sono diversi sistemi di translitterazione (un insieme di regole che permette di scrivere con caratteri occidentali) chiamati roomaji; quello più famoso e il piu’ utilizzato è il sistema Hepburn.
Nelle lingua Giapponese non esistono:
non ci sono spazi, ogni parola viene scritta accanto all’altra, sono i kanji che permettono di identificare le parole.
la forma plurale
gli articoli
le forme possessive o i pronomi
la coniugazione dei verbi a seconda delle persone
una forma per indicare il futuro
In paragone ad altre lingue, il giapponese possiede relativamente pochi suoni e la pronuncia non crea problemi alla maggior parte dei principianti. La difficoltà più grande sono gli accenti, che esistono, ma in misura molto più bassa che nella lingua cinese. In più, ci sono molti omonimi, cioè parole che sono pronunciate allo stesso modo, ma hanno significati differenti.
Questa ponte di osservazione si trova all’ultimo piano del grattacielo Sunshine 60, alto 240 metri. Da quando l’edificio fu ultimato nel 1978, sono stati costruiti a Tokyo diversi altri edifici in posizione più centrale, come Roppongi Hills e il governo di Tokyo. Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 21:30. Ingresso: 620 Yen. Il biglietto unico per l’ingresso combinato all’osservatorio e all’acquario costa 2100 Yen.
Negli ultimi decenni il Giappone è stato protagonista di un’impressionante crescita economica. La produzione industriale un tempo basata sull’attività si è poi orientata verso settori “pesanti” quali metallurgia, siderurgia, chimica e petrolchimica, cantieristica navale, produzione automobilistica, componentistica ed elettrica (tutti questi settori rappresentano complessivamente almeno i due terzi del valore totale annuo delle esportazioni).
Grande spinta hanno avuto anche gli investimenti nell’industria ad alta tecnologia (robotica, elettronica, microelettrica, informatica, delle telecomunicazioni e aerospaziale).
Il Giappone dispone di diverse risorse minerarie, ma generalmente in quantità limitata, per cui è costretto a forti importazioni di materie prime, necessarie alla sua poderosa attività industriale, di trasformazione e manifatturiera. Vi sono generalmente giacimenti di carbone, rame, piombo, zinco e quarzite, ma tutti in quantità insufficienti a soddisfare la domanda interna. Il paese è tra i principali produttori mondiali di energia elettrica, di cui circa il 56,7% proviene da centrali termiche, operanti con carbone o petrolio; gli impianti idroelettrici forniscono l’8,99% e le centrali nucleari il 31,9%.
Per quanto riguarda il settore agricolo, seppure attualmente è contrassegnato da un declino occupazionale, non ha perso rilevanza: forte rimane soprattutto la produzione di riso (basti pensare che genera da sola circa un terzo dell’intero reddito agricolo).
Alla coltivazione estiva del riso (la più importante in Giappone), segue un ampio assortimento di colture invernali: scendendo da Nord a Sud, vi sono leguminose, patate, frumento, orzo, e ancora più a Sud, patate dolci.
La superficie territoriale del Giappone, per circa i due terzi è ricoperta da foreste, in cui, per i due quinti, crescono alberi di legno dolce. Il paese è dunque tra i principali produttori mondiali di legname.
Per quantità di pesce pescato il Giappone è il primo paese al mondo. La pescosità delle acque costiere Giapponesi si spiega con il fatto che all’altezza della baia di Tokyo si incontrano due correnti marine dalla temperatura diversa :la combinazione di acqua calda con acqua fredda ricca di ossigeno favorisce lo sviluppo del plancton, che a sua volta determina l’eccezionale sviluppo del patrimonio ittico (si contano oltre 8.000 varietà di pesce). Le acque dell’ Oceano Pacifico davanti al Giappone costituiscono così una delle tre regioni più pescose al mondo.
Per quanto riguarda il turismo ogni anno circa 4,2 milioni di stranieri visitano il Paese, ma ad oggi, il Giappone è più interessato da flussi di outcoming. Ne consegue che le strutture ricettive giapponesi sono molto sviluppate non in relazione alle entrate dall’estero, ma in relazione al turismo interno. Gli alberghi sono ancora divisi in alberghi “per giapponesi” e alberghi “per stranieri”.
La rete dei trasporti, ferroviari, automobilistici, marittimi e aerei, è molto estesa e capillare. Le ferrovie principali, nazionalizzate nel 1907 e poi tornate ai privati nel 1987, si estendevano nel 1997 per 20.175 km, di cui circa il 55% su linee elettrificate. Risale poi ai primi anni Settanta la costruzione, prima al mondo, di una linea dedicata ai treni ad alta velocità (lo Shinkansen, “treno proiettile”) per collegare in tempi pressoché dimezzati la maggior parte delle principali città di Honshu, soprattutto quelle della megalopoli Osaka-Tokyo.
Le strade, di cui circa il 76% asfaltate, si sviluppano per quasi 1.156.371 km.
La flotta mercantile Giapponese, con 8.012 navi e una stazza totale lorda di circa 15.256.624 milioni di tonnellate, è una delle maggiori al mondo. Importante è numericamente anche la flotta aerea che, distribuita fra più compagnie, assicura i collegamenti interni e quelli fra il Giappone e il resto del mondo.
Il Sunshine International Aquarium contiene creature acquatiche di mari, oceani e foreste tropicali di tutto il mondo, comprese le razze, sunfish, rane, serpenti, pinguini, foche e lontre. L’acquario si trova al 10° piano dell’edificio World Import Mart del complesso Sunshine City. Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00. Fino alle 18:30 nei weekend e durante le festività nazionali. Ingresso: 1800 Yen. Il biglietto unico per l’ingresso combinato all’osservatorio e all’acquario costa 2100 Yen.
I primi componimenti letterari giapponesi risalgono all’epoca in cui penetrò in Giappone la cultura cinese. Si tratta per lo più di cronache, ricche di elementi leggendari e mitologici come le Cronache del Giappone (Nihongi o Nihon Shoki), compilate verso il 720 d.C. Allo stesso periodo risale una delle prime raccolte poetiche, la Collezione delle mille foglie (Mannyoshu) cui concorsero numerosi poeti. Alla tradizione di lunghe poesie caratteristiche della Mannyo-ahu seguì quella di componimenti dai versi molto brevi. Nacque anche l’uso da parte degli imperatori di commissionare la compilazione di antologie poetiche.
La prima di queste è la Kokin-shu (Raccolta di poesie). La complessità della vita in Giappone e soprattutto lo svolgersi di cerimoniali barocchi, di cui la corte era il centro, determinarono un evidente formalismo nella poesia, che finì per perdere la sua originaria freschezza. Un’eccezione è data dalla Raccolta dei mille anni (1188).
La prosa raggiunse la sua più alta espressione col Racconto di Genji (Genji monogatari) di Murasaki Shikibu nata nella seconda metà del sec. X e vissuta come cortigiana alla corte imperiale. La sua opera è il vasto affresco d’una vita immobile nel tempo, ma in cui i personaggi pur nella stilizzazione del cerimoniale hanno improvvisi sentimenti di amore, di gioia o di dolore. Anche il genere autobiografico e quello storico si svilupparono in questo periodo. Per il primo vanno citati Il Diario della Signora Izumi (Izumi Shikibu Niki) e Il diario della signora Murasaki (Murasaki Shikibu Niki), per il secondo il Racconto della Gloria (Eiga monogatari), una storia eroicizzata della vita di un leader della famiglia dei Fujiwara, e il Grande Specchio (O-kagami), altra storia celebrativa dei Fujiwara.
L’apporto delle donne alla poesia e alla prosa è rilevante. E’ da notare che alla corte imperiale e in quella dei signori feudali presto sorse l’uso di scambiarsi brevi messaggi poetici, consistenti in un detto, in un’immagine di pochi versi o in un aforisma, si scrivevano versi nei rapporti erotici come in quelli di cortesia e le donne, educate appositamente alla composizione poetica, vi eccellevano. Con l’ascesa al potere dei guerrieri apparvero storie eroiche celebranti questo o quel clan militare. Altri lavori furono dedicati ai nobili, il cui potere ereditario era stato abbattuto dai guerrieri (Hogen monogatari, Racconto della guerra degli Hogen). Heiji monogatari, Racconto della guerra degli Heiji). Alcune di tali storie erano scritte appositamente per essere accompagnate dal suono della biwa. Non mancano però anche lavori ispirati da racconti e tradizioni popolari. In genere tutta la letteratura giapponese dal XIII al XIX sec. riflette una società feudale immobile nella divisione delle classi. Nel XVIII sec. si incontrano per la prima volta opere di autori borghesi provenienti dalla classe dei mercanti, la classe che era considerata priva di onore sociale, nelle quali è possibile scorgere un’intenzione di analisi realistica e umana.
Tra questi autori i maggiori sono IbaraSaikaku (1642- 1693) e Kada Azumamaro (1668-1736). Sempre nel periodo feudale è da ricordare tutta la produzione sviluppatasi presso i conventi buddhisti e shinto, opera di scuole teologiche, filosofiche e poetiche. Tra la seconda metà del sec. XVIII e la prima parte del XIX fiori in Giappone il kokkei-bon (racconto umoristico) basato su contrasti delle maniere sociali, ma senza alcun tentativo di satira corrosiva.
Eccelse in tale genere Shikitei Samha (1775-1822) con La casa da bagno del mondo (Ukiyo-buro) e La bottega di barbiere del mondo (Ukiyo-doko). La caduta dello shogunato (1868), la restaurazione del potere imperiale e l’arrivo in Giappone delle mode occidentali determinarono una svolta fondamentale. Tra l’altro venne tradotto il Contrato sociale di J. J. Rousseau e molti autori riferirono alla società giapponese i temi dell’autonomia educativa e del ritorno alla natura. Contemporaneamente fu conosciuto Shakespeare, che ha esercitato un’influenza notevole su tutta la letteratura giapponese del sec. XX.
Le vecchie forme di composizione poetica (la forma waka dal verso di 31 sillabe e quella kokku dal verso di 17 sillabe) vennero per un certo tempo accantonate e i nuovi poeti (Mori Ogai, 1862-1922; Shimazaki Toson, 1872-1943) si ispirarono ai grandi poeti romantici dell’800 inglese e tedesco. Lo stesso Mori Ogai si adoperò per far conoscere in Giappone le letterature romanze europee. Un grande successo ebbe a partire dai primi anni del sec. XX la letteratura contemporanea francese, specie i naturalisti come Zola e Maupassant. Seguì un periodo di isolamento corrispondente agli anni in cui la vita politica giapponese fu dominata dai militari nazionalisti, quindi dopo il 1945 il Giappone si aprì nuovamente alle correnti americane ed europee. Tra gli anni ’50 e ’80 si sono delineati diversi filoni letterari, taluni di ripensamento sulla tragedia della guerra, ma anche sui nuovi splendori del Giappone, altri legati alle mode occidentali e destinati in parte a restare un prodotto di consumo. Hanno continuato la loro attività vecchi scrittori, quali Shiga Nayoa, morto nel 1971, e Kawabata Yasunari, premio Nobel nel 1968, morto nel 1972, mentre via via ne sono apparsi altri raggruppati in tendenze diverse, dai “Proletari” (Shiina Rinzo, Noma Hiroshi), ai “realisti” (Ishihara Shintaro, Oe Kenzaburo).
Ma l’esponente più vero del nuovo Giappone, e forse dell’intera letteratura moderna giapponese, resta senza dubbio Yukio Mishima. Autore d’una tetralogia di romanzi, che inizia con Neve di primavera e finisce con L’angelo in putrefazione, in cui una complessa vicenda si amplia sullo sfondo del Giappone dalla guerra nel 1905 con la Russia fino all’arrivo del consumismo americano. Il 25 novembre del 1970, a Tokyo, Mishima si uccise aprendosi il ventre con la spada dei samurai. Si trovava nel palazzo del ministero della Difesa e prima di uccidersi, stando sulla balaustra del balcone gridò: “Il Giappone muore di prosperità e di vergogna, l’innocenza è venduta in piazza, l’imperatore non più dio per colpa nostra ha cessato di vegliare su di noi“. Mishima, tradotto in diverse lingue, ha espresso l’angoscia per la realtà orientale di sentimenti che muore per lasciare il posto alla terribile realtà delle nuove tecnologie e delle multinazionali. A Mishima la grande scrittrice francese Marguerite Yourcenar dedicò il fondamentale saggio Mishima visione del vuoto, pubblicato a Parigi nel 1980.
Inaugurato nel 1959 come museo giapponese specializzato in arte occidentale. Le collezioni presentano dipinti anteriori al XVIII secolo ed esplorano l’arte del XIX e XX secolo, fino ai più grandi artisti della generazione più recente.
Indirizzo: 7-7 Ueno-koen Taito-ku Tokyo 110-0007
Aperto tutti i giorni dalle 9:30 alle 17. Il venerdì dalle 9:30 alle 20:00. Chiuso il lunedì
Telefono: 03-3828-5131
Sito Internet: www.nmwa.go.jp/en/
Vi presentiamo una serie di regole e usanze che vi permetteranno di non essere considerati sgarbati o poco rispettosi durante il vostro viaggio in Giappone.
– E’ poco educato mangiare o bere mentre si cammina per strada
– Non mordersi le unghie in pubblico o leccarsi le dita di fronte ai commensali
– E’ considerato maleducato chi si versa da bere da solo: ognuno versa all’altro.
– Quando non si vuole più bere, lasciare il bicchiere pieno.
– E’ buona norma dire “Itadakimasu” prima di mangiare e “Gochisosama deshita” appena finito il pranzo, specialmente se vi viene offerto da qualcuno.
– Quando si condivide una pietanza, bisogna prendere la propria parte e metterla sul proprio piatto prima di consumarla.
– Non fare richieste eccessive durante la preparazione del vostro pranzo, e non abbuffarsi mai.
– Non infilzare mai il cibo con le bacchette, e non usarle mai per spingere il cibo nel piatto di un’altra persona con la parte che avete messo in bocca, usate l’altra estremità.
– Non indicare mai qualcuno usando le bacchette.
– Non lasciare mai le bacchette infilzate nel cibo.
– E’ normale alzare la ciotola di riso o zuppa giapponese fino al mento per evitare di far cadere residui durante il tragitto delle bacchette fino alla bocca.
– Il cibo tradizionale giapponese viene servito in diversi piattini e ciotole, ed è normale passare da una all’altra senza prima finirle completamente.
– Mai lasciare il piatto e la tavola in disordine, è buona norma piegare il tovagliolo a fine pasto.
– Non mettere la salsa di soia sul riso.
– Non mettere zucchero o latte nel the Giapponese
– Se ospitate qualcuno è buona norma offrirgli sempre quello di cui potrebbero aver bisogno: i vostri ospiti non vi chiederanno mai nulla!
– Cercate di non usare mai gli stuzzicadenti.
– E’ normale fare rumori quando si mangiano noodles, udon e altri piatti umidi.
– In giappone il conto si paga di solito alla cassa e non al cameriere, non sono inoltre previste mance.
– E’ considerato poco elegante contare il resto ricevuto al ristorante.