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Cosa mangiare in Thailandia

Cosa mangiare in Thailandia

La varietà geografica ed etnica della Thailandia si traduce in una grandiosa varietà gastronomica. Sebbene gli ingredienti piccanti, le erbe aromatiche ed i forti contrasti siano il comune denominatore della cucina thai, ogni regione ha le proprie tradizioni e le proprie specialità.

Ad esempio, le città del nord est di Khon Kaen e Udon Thani propongono piatti che risentono, prepotentemente, delle influenze del Lao, mentre il sud offre propone sapori forti e decisi.
Va detto fin da subito, però, che i thailandesi non si limitano a cucinare, bensì amano trasformare ogni ricetta in una vera e propria opera d’arte e si dedicano con attenzione quasi maniacale all’intaglio di frutta e verdura ed alla presentazione del piatto. Il cibo, per la cultura thai, è benessere e deve gratificare tutti i sensi (vista compresa!).

Prima di vedere come, e cosa mangiano i thailandesi, è bene sfatare subito un mito: il loro menù non è a base di cavallette! E’ vero, la cucina thai contempla ingredienti e sapori non usuali per noi occidentali: dunque, anche se in qualche zona vengono portati in tavola gli insetti fritti, questi non sono certo l’alimento cardine della gastronomia thai!

Il pasto (momento informale dall’altissimo valore sociale) vede protagonisti riso, zuppe e frutta in particolare: pitaya, ananas, banana, noce di cocco, litchi, papaya, il dolcissimo durian ed il polposo guava.

Tra i piatti più tipici si ricordano:

  • Som Tum è una gustosa insalata preparata con papaia, arachidi e gamberetti, spesso accompagnato con sticky rise (riso al vapore);
  • Tom yum kung: profumata e deliziosa zuppa di gamberi piccante;
  • Khao Pad: riso fritto. E’ proposto in infinite varianti; le più famose: khao phat mu, riso fritto con maiale; khao phat kai, riso fritto con pollo; khao phat kung, riso fritto con gamberetti;
  • Tom Ka: zuppa di pollo al latte di cocco;
  • Padtai: con ogni probabilità è “il biglietto da visita gastronomico della Thailandia”; a base di noodle (spaghetti orientali), è accompagnato da verdure, carne o pesce;
  • Panaeng Gai: Pollo (ma anche maiale) in crema di cocco piccante. E’ servito con riso cotto al vapore;
  • Thot Man Pla: Frittelle di pesce al curry;
  • Pat paak ruammit: piatto a base di verdure miste mescolate e fritte;
  • Laab moo: è un’insalata di carne di maiale macinata tipica del nordest.

I thailandesi bevono, e producono, poco vino. La birra, invece, è abbastanza diffusa. Il più antico e famoso birrificio è la Boor Rawd Brewery Co LTD (oggi noto come Singha) che produce una lager dal sapore corposo, ma dissetante. Molto bevuta è anche la Chang, altra birra lager al 5% fermentata dal riso.

Molto bevuti sono anche il the ed il caffè freddo. In particolare il Cha Yen (thè nero con latte spesso condensato) ed il Cha Manao (thè al tiglio).
Ovviamente, menzione d’onore meritano i succhi di frutta, preparati con ingredienti freschissimi.

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Breve storia della Thailandia

La Thailandia, come testimoniano i ritrovamenti archeologici, era già abitata più di 40.000 anni fa (nel Paleolitico). Tra le prime civilizzazioni, si ricordano il regno “pre-khmer” di Funan, che si affermò circa 2.000 anni fa, e le città-Stato Dvaravati, fondate principalmente dal popolo mon, che portarono alla diffusione del Buddismo. In seguito, però, l’Impero Khmer, sviluppatosi nell’odierna Cambogia, si espanse ai danni dei principati Dvaravati e ripristinò l’Induismo.

Sulla provenienza dei popoli tai sussistono ad oggi diversi dubbi. Secondo recenti studi pare che provengano da un’area che oggi appartiene alla regione cinese del Guangxi, che, nel corso del I millennio si spostarono verso sud.

Nel XIII secolo tra i popoli tai, si distinse quello dei siamesi, gli odierni thai, che si ribellarono ai Khmer e crearono nel 1238 il Regno di Sukhothai. Nel 1350 il principe thai Uthong fondò il Regno di Ayutthaya, che nel 1431 saccheggiò Angkor, capitale dell’Impero Khmer, e nel 1438 lo annesse il Regno di Sukhothai. In questo periodo, il Buddhismo Theravada divenne il credo predominante. Grazie al re di Sukhothai Ramkhamhaeng, nel XIII secolo, venne adottato l’odierno alfabeto thai, mutuato dall’antico khmer. Iniziò così a fiorire la raffinata cultura siamese.
I primi contatti tra la popolazione thailandese e gli europei avvennero a partire dal 1511, quando l’ambasciatore portoghese Duarte Fernandes giunse ad Ayutthaya. Iniziarono, così i primi importanti scambi commerciali.

Il seicento ed il settecento furono, per la Thailandia, secoli molto difficili: il Paese cadde nel caos e si spaccò in sei territori in mano a locali signori della guerra. Ciò nonostante, la Thailandia non venne mai colonizzata anche se, nel corso dell’Ottocento, la corona britannica ottenne considerevoli privilegi. Comunque, per preservare l’indipendenza Siam dovette concedere alcuni territori alla Francia e al Regno Unito.

Nella seconda metà dell’Ottocento, durante il regno di Rama IV, la Thailandia, iniziò un lungo processo di modernizzazione che però, conobbe una brusca frenata nei primi secoli del Novecento.
Durante il regno di Rama VII, il colpo di Stato del 1932 pose fine alla monarchia assoluta e diede inizio alla monarchia costituzionale. Il Re abdicò un paio d’anni più tardi e con il nuovo re bambino Rama VIII, furono nominati dei reggenti ed il potere passò nelle mani dei militari (tra le figure di spicco vi fu il nazionalista Plaek Phibunsongkhram).
Il 24 giugno 1939 il Siam cambiò il nome in Thailandia, che vuol dire “Terra degli uomini liberi”. Il cambio del nome fu voluto dai militari nazionalisti che erano al potere e che non amavano il legame del nome Siam con la Cina.

Durante la seconda guerra mondiale la Thailandia si schierò a fianco delle potenze dell’Asse e combatté la guerra franco-thailandese contro l’Indocina francese che portò alla conquista, temporanea, di alcuni territori. Nel 1946 venne assassinato a Bangkok, in circostanze misteriose, Rama VIII; ascese così al trono il giovane Bhumibol Adulyadej Rama IX (ad oggi ancora in carica). 
Nel corso degli ultimi anni, si sono verificati scontri e un grave colpo di stato (maggio 2014) che hanno minato la stabilità politica e sociale.

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Viaggio in Thailandia

Viaggio in Thailandia

Il modo migliore per arrivare in Thailandia è sicuramente l’aereo. Il principale scalo di entrata, e di uscita, del Paese è l’aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok (IATA: BKK, ICAO: VTBS). Inaugurato nel 2006, questo modernissimo scalo sorge a Racha Thewa a circa 40 km dalla capitale (a cui è collegato dalla nuova linea ferroviaria veloce sopraelevata).

Dall’Italia (da Milano e Roma), ogni giorno, partono voli diretti per Bangkok con Alitalia e Thai Airways. Il volo dura dalle 10 alle 11 ore.
Gli altri grandi aeroporti thailandesi sono: il Phuket International Airport ed il Krabi International Airport.
Il modo migliore per spostarsi da una località all’altra del Paese è l’aereo. Sebbene la rete stradale ed il trasporto su gomma siano efficienti ed economici, scegliere di volare significa non solo risparmiare tempo, ma anche muoversi in maggiore sicurezza (i thailandesi al volante non hanno grande rispetto del codice stradale). In proposito, si ricorda che la Thailandia può contare su numerose compagnie low-cost.

Chi ha molto tempo a disposizione e vuole godersi gli spostamenti (ed il panorama), può prendere in considerazione l’idea di muoversi in treno. La rete (gestita dalla State Railway of Thailand) è capillare ed i treni, seppur non modernissimi, sono tenuti molto bene e si suddividono in tre classi (di cui la prima è attiva solo sui convogli a lunga percorrenza).

Oltre ai mezzi di trasporto convenzionali, non sarà raro incontrare mezzi di trasporto decisamente originali. Tra tutti, spiccano i celebri Tuk Tuk, rumorosi mezzi a tre ruote che ricordano un po’ i nostri Apecar. Guidati da autisti indisciplinati, i tuk tuk sono veicoli poco sicuri, ma decisamente folkloristici. Poco consigliati per spostarsi da un’attrattiva all’altra, tuttavia, almeno una volta, nella vita, bisogna salirci.

In città, come lungo la costa, si possono incontrare i Sidecar autoprodotti: si tratta di un motociclo a cui è stato aggiunto, in maniera (molto) artigianale e talvolta approssimativa, un sidecar. Anche qui, la sicurezza spesso passa in secondo piano.

I songthaew (pronuncia: sonteo) sono dei particolari pick up con il cassone posteriore modificato che sono stati trasformati in una sorta di minibus. Girano perlopiù nelle piccole cittadine ed in periferia. Ovviamente, vengono caricati fino all’inverosimile.
Oltre a questi coloriti, ed improvvisati mezzi, esistono anche i taxi. E’ bene sapere che il colore cambia in base alla compagnia e non mancano gli abusivi: è poco consigliabile salire sul primo taxi fermo ad aspettare. Per evitare incomprensioni, inoltre, è buona norma fornire al tassista l’indirizzo scritto in thailandese.

E’ possibile anche decidere di spostarsi in proprio e noleggiare un’auto (gli operatori nel settore non mancano). Prima di mettersi al volante è bene tenere presente che la guida è a destra e il traffico delle grandi città è molto congestionato. Inoltre, se le strade sono tenute abbastanza bene (anche se spesso poco illuminate), gli altri automobilisti non sono particolarmente ligi al codice della strada. Ciò non significa che tutto è permesso. Anche in Thailandia esistono autovelox ed etilometri.

Per ulteriori informazioni su come arrivare e viaggiare, rivolgersi alla nostra agenzia di viaggio di fiducia In-Travel, a numero di telefono 055 5359721 o manda diretamente una http//:info@in-travel.it.

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La Orotava

La Orotava

Non lontano da Puerto de la Cruz sorge La Orotava, splendida cittadina di 41.000 abitanti, famosa per i suoi suggestivi scorci panoramici.
Partendo dalla città bassa, un tempo abitata dalle famiglie più ricche della città, si può notare subito la vivacità di Calle San Francisco, con l’omonima Chiesa ed alcune delle architetture più belle della città, come Casa Fonseca (chiamata anche Los Balcones, per i suoi balconi in legno), considerata uno dei più fulgidi esempi del barocco canario. Los Balcones, costruita negli anni ’60, è sede di un’esposizione dedicata all’arredamento antico.

Non lontano si può ammirare la grandiosa Iglesia de La Concepción di La Orotava, dichiarata Monumento Nazionale Storico-Artistico. La sua cupola s’ispira al Duomo di Firenze, mentre l’interno ricchissimo, custodisce una immagine dell’Immacolata Concezione di fattura italiana.

Da percorrere è la suggestiva Via dei Mulini, con ancora una decina di mulini che un tempo, non molto lontano, servivano per irrigare la terra, spesso arida.
Tra i musei della città, merita menzione il Museo della Ceramica, in Calle León, con un’importante raccolta di vasellame e maioliche provenienti da tutta la Spagna.
La Orotava ospita il parco tematico “Chirinchico“, che propone una versione in miniatura dell’arcipelago delle Canarie. Suddiviso in 8 aree tematiche, è completato anche da un coloratissimo mercatino.

La città di La Orotava è considerata “il giardino del Teide”, infatti, è inserita nel Parco nazionale del Teide, il più grande e il più antico parco nazionale delle Canarie. Nominato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, il Parco, di grandissimo interesse geologico, possiede 11 habitat diversi (si passa dalla vegetazione più rigogliosa ai più incredibili paesaggi lunari) ed ospita 168 tipi di piante.

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Candelaria

Candelaria

15 km a sud della capitale sorge Candelaria (25.000 abitanti). Famosa meta di pellegrinaggi, ospita la Basilica di Nostra Signora della Candelaria (patrona dell’arcipelago). La chiesa, che può ospitare fino a 5.000 persone, è completata da due campanili alti 35 metri ed è stata consacrata nella seconda degli anni ’50 del secolo scorso.

All’interno, ospita la venerata statua della Candelaria, una Madonna nera, posta su un trono ligneo con motivi dorati sito nella parte alte di un altare a camerino. Nella navata laterale destra si trova la cappella del Santissimo Sacramento, mentre in un’altra delle cappelle della basilica è la cappella del Santo Cristo della Riconciliazione. In un secondo vestibolo realizzato nel 1974, si trova un piccolo museo con donazioni alla Vergine.

L’entrata principale della chiesa si apre sul dirupo della Magdalena, dove sorge la fontana dei Pellegrini (con ben 7 vasche), opera di Alfredo Reyes Darias.
La leggenda dell’apparizione della Madonna di Candelaria risale al 1390 e vede protagonisti due pastorelli.

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San Cristóbal de La Laguna

San Cristóbal de La Laguna

Ad una decina di km dalla capitale, s’incontra l’antico capoluogo di Tenerife: San Cristóbal de La Laguna (145.000 abitanti). Dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco è considerata la capitale culturale delle Isole Canarie (anche perché ospita diverse facoltà universitarie) ed è famosa per la celebrazione della Settimana Santa (la più suggestiva dell’arcipelago).

Bellissimo e ben conservato è il centro storico, con il Palacio de Nava, la Casa de los Capitanes Generales (risalente al XVII secolo) e la cattedrale de La Laguna (conosciuta anche come cattedrale di Nostra Signora dei Rimedi), una delle chiese più importanti delle isole Canarie. Anche se la prima costruzione risale ai primi decenni del Cinquecento, la Cattedrale, che presenta linee neoclassiche e neogotiche, è stata completata solo nel 1915 (quando venne realizzato il lato destro del transetto, poi adibito a cappella per custodire la pala della patrona Nostra Signora dei Rimedi).

La Chiesa, sormontata da una cupola, ospita i resti di Alonso Fernández de Lugo, (detto El Adelantado, conquistatore dell’isola e fondatore della città), le reliquie dei santi Pedro de San José de Bethencourt e José de Anchieta, un pezzo della veste di san Fernando e un osso di san Giacomo il Minore; la chiesa vanta un pregevolissimo pulpito in marmo di Carrara scolpito a Genova da Pasquale Bocciardo.

Molto interessate è anche la cinquecentesca Iglesia Matriz de la Concepción (Chiesa della Concezione), con il campanile in stile toscano (dal quale si può godere un bellissimo panorama della città). Dichiarata sito culturale e monumentale, custodisce l’olio miracoloso di San Giovanni Evangelista, trasudato miracolosamente da un’icona durante un’epidemia di Peste nera nel 1648. A due passi dalla chiesa si può ammirare il Monumento a Papa Giovanni Paolo II, opera dello scultore polacco Czeslaw Dzwigaj.

A due passi dalla centralissima Plaza del Cristo de La Laguna, sorge il Real Santuario del Santísimo Cristo de La Laguna, famoso per ospitare la venerata immagine di Cristo crocifisso.
Edificato nel 1580 per ordine di Alonso Fernández de Lugo, il Santuario, è parte del primo monastero francescano fondato sull’isola e, dal 2014, custodisce una replica della sindone di Torino.
La città ospita anche un monastero domenicano, il Convento di Santa Caterina da Siena (fondato nel 1606 dal sovrano dell’isola di La Palma, Juan de Cabrejas e dalla moglie María de Salas), con una bella pala d’altare con le immagini della Madonna del Rosario, San Domenico di Guzmán e Santa Caterina da Siena. E’ famoso per custodire il corpo incorrotto della suora María de León Bello y Delgado.

San Cristóbal de La Laguna ospita anche un importantissimo polo espositivo dedicato alla scienza ed all’astronomia: il Museo de la Ciencia y el Cosmos (Museo della Scienza e del Cosmo).

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