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to internazionale di Haneda (HND). Situato nella zona di Ōta, è uno degli aeroporti più affollati del mondo, sebbene la maggior parte dei voli siano voli nazionali. Ad un’ora d’auto dal centro città, è un aeroporto ineccepibile. Dal punto di vista estetico, nulla d’eccezione, ma è pulitissimo e soprattutto efficientissimo. Agli arrivi si può prendere in un attimo il treno che porta in centro, oppure autobus che ti portano veramente ovunque.
– Informazioni Generali: 03-5757-8111
– Sito internet: www.tokyo-airport-bldg.co.jp/en/


Aeroporto internazionale di Narita (NRT).
L’aeroporto di Narita, precedentemente noto anche come New Tokyo International Airport, si trova nella città di Narita nella Prefettura di Chiba, circa 60 km fuori da Tokyo. Ha due terminal, il Terminal 1 e il Terminal 2, ed ogni compagnia aerea è assegnata ad uno dei due.
E-mail: naa1@naa.jp
Sito Internet:www.narita-airport.jp/en/index.html

Il modo più veloce per arrivare a Tokyo è quello di prendere il treno Narita Express (NEX) della JR, che impiega circa un’ora. Tutti i posti sono riservati. La costo di un biglietto tra l’aeroporto di Narita e la Tokyo Station è di circa 2900 yen. Ci sono partenze ogni 30 – 60 minuti. on il pacchetto Suica & NEX, disponibile a 3500 yen solo per i turisti stranieri, è possibile viaggiare con il Narita Express dall’aeroporto a Tokyo e ricevere una carta Suica del valore di 2000 yen (di cui 500 yen di deposito rimborsabile e 1500 yen utilizzabile per le tariffe ferroviarie). Suica è una carta prepagata, che può essere usata, al posto dei normali biglietti, praticamente su tutti i treni e gli autobus della metropoli di Tokyo, tra cui treni JR e linee metropolitane.
La linea ferroviaria JR Sobu (treno rapido) è un’alternativa più lenta, ma più economica, alla JR Narita Express, che impiega circa 90 minuti da Narita alla Tokyo Station e costa 1280 Yen. Vi è circa una partenza ogni ora.

Da Narita a Tokyo con la Keisei Railways: Per raggiungere Toyko dall’aeroporto di Narita, è possibile prendere la linea ferroviaria Keisei Limited Express fino alla stazione Nippori (circa 75 minuti, 1000 Yen) e trasferirsi sulla linea JR Yamanote o JR Keihin Tohoku per arrivare alla Tokyo Station (10 minuti, 150 Yen). Ci sono collegamenti ogni 20 minuti.

Da Narita a Tokyo con i limousine bus: I limousine bus da Narita a Tokyo partono ogni 15 – 20 minuti. Il viaggio di sola andata dura circa 80 – 100 minuti e costa 3000 Yen.

JR Narita Express (NEX): Circa 3000 Yen, 60 minuti da Narita al centro di Tokyo. Partenze ogni 30-60 minuti. Il Narita Express è un treno comodo e veloce per raggiungere dall’aeroporto il centro di Tokyo (fermate presso le stazioni di Tokyo, Shinagawa, Shinjuku e Ikebukuro), la regione di Tokyo, Tama, Yokohama e di Saitama. Tutti i posti sono riservati. Con il pacchetto Suica & NEX, il Narita Express diventa anche un modo relativamente economico per raggiungere la città dall’aeroporto

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JR Sobu Line (treno rapido). Circa 1300 Yen, 85 minuti da Narita al centro di Tokyo. Partenze ogni 60 minuti. Il treno rapido della linea Sobu è un’alternativa conveniente al JR Narita Express, che collega l’aeroporto con la stazione di Tokyo e Yokohama. Il treno rapido Sobu è un normale treno, che ferma a più stazioni tra l’aeroporto e Tokyo e può diventare affollato durante le ore di punta. Le prenotazioni non sono possibili.

Keisei Skyliner: Circa 2000 Yen, 60 minuti da Narita al centro di Tokyo. Partenze ogni 40 minuti. Il Keisei Skyliner collega l’aeroporto con la stazione di Ueno, nel centro di Tokyo. Si tratta di un treno comodo per i viaggiatori da e per l’aeroporto. Tutti i posti sono riservati.


Keisei Limited Express.
Circa 1000 Yen, 75 minuti da Narita al centro di Tokyo. Partenze ogni 40 minuti. L’alternativa a basso costo del Keisei Skyliner, è il Keisei Limited Express, il modo più economico per raggiungere Tokyo dall’aeroporto. Si tratta di un normale treno, che ferma a più stazioni tra l’aeroporto e Tokyo e può diventare affollato durante le ore di punta. Le prenotazioni non sono possibili.

Limousine Bus. Circa 3000 Yen, 60-90 minuti da Narita al centro di Tokyo. Diverse compagnie di autobus offrono collegamenti a vari luoghi della zona centrale di Tokyo e delle vicine prefetture, comprese connessioni dirette ai principali alberghi della metropoli

Taxi. Circa 20000 Yen, 60-90 minuti da Narita al centro di Tokyo. Poiché l’aeroporto di Narita è situato circa 60 km fuori da Tokyo, un taxi per il centro di Tokyo è molto costoso e non è quindi raccomandabile.

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GIAPPONE Terra del Sol Levante

LE REGIONI E LE ISOLE Il Paese dei Contrasti

LE ORIGINI Tradizioni e Cultura

HOTEL CONSIGLIATI Gli hotel per visitare il Giappone

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Le Isole del Giappone – Shikoku

Shikoku

Shikoku, il cui nome significa “quattro paesi“, è divisa in quattro prefetture; situata nell’oceano Pacifico settentrionale, a sud-ovest dell’isola di Honshu, da cui la separa il mare Interno, e a est dell’isola di Kyushu. Il territorio, che ha una superficie di 18.758 km2 (è la più piccola della quattro isole principali), è prevalentemente montuoso (raggiunge la massima elevazione nel monte Ishizuchi, di 1981 m), con pianure poco estese situate lungo la costa e nelle valli dei principali fiumi, ed è coperto di foreste. E’ popolata da circa 5 milioni di abitanti; la maggioranza della popolazione (poco più di quattro milioni di abitanti) risiede nei capoluoghi delle quattro prefetture:

Kōchi: la città capoluogo della prefettura omonima (320.000 abitanti circa) situata alla foce del fiume Monobe, nella baia di Tosa. Notevole il castello che domina dall’alto.

Matsuyama: capoluogo della prefettura più orientale (Ehime), è anch’essa famosa per il castello e per le fonti termali in cui tradizionalmente per secoli si sono bagnati nobil,, persone comuni ed anche, in stanze a loro riservate, l’imperatore e i membri della famiglia imperiale.

Tokushima;

Takamatsu;

Lo Shikoku ha moltissimi templi, soprattutto edificati sul monte Konpira nei dintorni di Kotohira, che erano tradizionalmente meta di pellegrinaggi buddhisti. Il pellegrinaggio consisteva nella visita a 88 templi. Ancor oggi viene compiuto con tutti i mezzi. La tradizione vuole che il pellegrinaggio sia stato istituito da un antico monaco buddhista, Kūkai, originario dello Shikoku. Secondo la leggenda, il monaco apparirebbe ancora oggi ai pellegrini.
Lo Shikoku, è sempre stato piuttosto isolato e quindi ha conservato più a lungo le caratteristiche originarie del Giappone soprattutto riguardo alla vegetazione ed anche ad alcune tecniche costruttive.
Una delle più affascinanti descrizioni dello Shikoku “perduto” si deve ad Alex Kerr uno scrittore americano che per molti anni, a partire dal 1970, ha vissuto in uno sperduto villaggio di montagna vicino Ōboke e scrisse Lost Japan (L’edizione italiana è uscita col titolo: Il Giappone e la gloria)

La regione dello Shikoku è la meno sviluppata delle isole giapponesi probabilmente a causa della povertà del suolo, molto montagnoso. L’economia è basata sulla coltivazione di frutta, riso, tabacco e semi di soia, sulla pesca e sulla produzione di legname e carta. Matsuyama e Takamatsu sono i maggiori centri urbani dell’isola, che conta 4.179.000 abitanti.
La regione di Shikoku è collegata ad Honshū da tre ponti. Sul ponte Seto Ōhashi (“il grande ponte di Seto”), terminato nel 1988, transita la ferrovia.

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Le Isole del Giappone – Honshu

HONSHŪ

Honshū (in giapponese vuol dire Provincia principale) è l’isola più grande del Giappone, tanto estesa da essere localmente denominata “la terraferma”. L’isola si estende da nord-est a sud-ovest per 1290 km, ha una larghezza massima di 241 km e una superficie di 227.414 km2 (231.090 km2 comprese le isole minori). A nord lo stretto di Tsugaru la separa dall’isola di Hokkaido, a est e a sud-est è bagnata dall’oceano Pacifico, a sud dal mare Interno, che la separa dalle isole di Shikoku e Kyushu, e a ovest è bagnata dal mar del Giappone. L’isola, si estende da nord-est a sud-ovest per 1290 km, ha una larghezza massima di 241 km e una superficie di 227.414 km2 (231.090 km2 comprese le isole minori).

Come le altre isole giapponesi, Honshu è quasi interamente montuosa: una catena montuosa altamente vulcanica attraversa l’isola per il lungo; le poche pianure sono situate lungo le coste o nelle valli dei fiumi principali. Le cime più elevate dell’isola (e del Giappone) si trovano nelle Alpi giapponesi, che sono la catena principale dell’isola. Il monte Fuji, la più alta vetta del paese, raggiunge i 3776 m. Il monte Asama, il vulcano più attivo del Giappone (l’ultima, violenta eruzione risale al 1965), che ha un’altitudine di 2542 m, è situato circa 140 km a nord-ovest di Tokyo.

L’isola è soggetta a frequenti e violenti terremoti. I fiumi principali sono il Tone Gawa, che sfocia nell’oceano Pacifico, poco a nord di Tokyo, con un vasto estuario, lo Shinano Gawa, che sfocia sulla costa occidentale, e il Kino Kawa, che si getta nel mare Interno.

Numerosi sono i laghi, tra cui il maggiore è il lago Biwa (672 km2), situato a nord-est di Kyoto, che è una nota località di villeggiatura. Il clima presenta forti variazioni regionali. Inverni rigidi, con abbondanti nevicate, sono frequenti nella parte occidentale dell’altopiano centrale e nella parte settentrionale dell’isola. Grazie alla calda corrente Kuroshio, le regioni costiere orientali della zona centrale dell’isola godono di inverni particolarmente miti. Sotto l’influsso del monsone sudoccidentale, le estati sono generalmente calde e umide, con temperature massime di 35 °C. I tifoni, comuni alla fine dell’estate, provocano spesso gravi inondazioni. Più della metà della popolazione di Honshu, che ammonta a 101.580.000 abitanti, risiede nelle aree pianeggianti. Oltre alle già citate Tokyo e Kyoto, le città principali dell’isola sono Osaka, Nagoya, Yokohama, Kobe e Hiroshima, Sendai e Yokohama.

Honshū conta oltre 103 milioni di abitanti (2003), ed è stata la più popolosa isola della Terra fino alla metà degli anni ’80, quando fu superata da Giava (Indonesia), caratterizzata da un più alto tasso di crescita demografica.

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Le isole del Giappone – La guida più completa del Giappone

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Le festività

Gennaio:
Shōgatsu (Anno nuovo) – I primi giorni del nuovo anno rappresentano una festa molto importante in Giappone, ricca di segni di buon auspicio. La casa viene pulita da cima a fondo (susuharai) per eliminare tutte le impurità fisiche e spirituali del passato e si mettono ai due lati della porta dei rami di pino (kadomatsu). Si appende inoltre una fune di paglia con striscioline di carta (shimenawa), per evitare agli spiriti maligni di entrare nella casa. Durante questa festa si mangiano omochi (riso bollito lavorato fino a formare delle palline) grigliati o in una zuppa chiamata ozoni. Tutti i preparativi devono essere fatti entro l’ultimo dell’anno, poi tutti i negozi chiudono e seguono tre giorni di vacanza chiamati Shōgatsu Sanganichi in cui lavorano solo gli addetti ai servizi primari (trasporti ad es.) e in occasione dei quali ciascuno ritorna alla propria casa. Molti ascoltano a mezzanotte il Joya no kane, cioè i 108 rintocchi della campana (tsurigane) del tempio buddista. Altrettante sono le pene dell’uomo e ascoltando tutti i rintocchi ciascuno può esserne liberato. Il primo dell’anno si fa visita ad altre famiglie a cui c’è l’usanza di donare un’offerta in denaro (otoshidama). In questi tre giorni molte persone visitano i santuari locali (hatsumairi), spesso indossando il loro kimono. Un’usanza molto diffusa è spedire agli amici una cartolina di buon anno chiamata nengajō.

15, Seiji no hi (Giorno della maggiore età ) – Si festeggiano tutti i giovani che nell’anno compiono 20 anni. Questo evento segna il passaggio all’età adulta; inoltre I giovani possono cominciare a votare, bere e fumare. In questo giorno di festa nazionale le ragazze indossano il loro furisode (il kimono più formale per una ragazza nubile)

Febbraio:
3, Setsubun – Si celebra un giorno prima dell’inizio della primavera secondo il calendario lunare e non è una festa nazionale. Per secoli i giapponesi hanno compiuto riti con lo scopo di cacciare gli spiriti malvagi. Durante il periodo Kamakura si tenevano lontani gli spiriti con l’odore di sardine bruciate, fumo e rumore di tamburi. Oggi il rito più diffuso è gettare fagioli tostati intorno alla casa e ai templi gridando: “Oni wa soto! Fuku wa uchi!” (demoni fuori, felicità dentro). Poi si raccoglie un numero di fagioli pari all’età e si mangiano.
11, Kenkoku kinenbi (Anniversario della Fondazione della Nazione);
14, Valentine’s Day – Solo le donne regalano cioccolata agli uomini, anche ai colleghi e al capoufficio.

Marzo:
3, Hina matsuri (Festa delle bambole) – In questo giorno le famiglie augurano alle loro figlie successo e una vita felice. Questa festa ha origine in Cina, dove si pensava che la sfortuna sarebbe passata dalle ragazze alle bambole. Le bambole (hina) sono esposte nelle case insieme a fiori di pesco, in casa si beve sake dolce e si mangia chirashi sushi.
14, White Day Gli uomini regalano cioccolata alle donne.
21, Shunbun no hi (Equinozio di primavera) – Festa nazionale.

Aprile e Maggio:
Hanami : È il “rito” di contemplare i ciliegi in fiore durante tutto il mese; in autunno c’è il Kōyō, cioè la contemplazione delle foglie colorate degli aceri.
La Settimana Dorata:
29 aprile, Midori no hi (Giornata della natura). Anniversario della nascita dell’imperatore Hirohito, trasformata dopo la sua morte in una festa nazionale dedicate all’ambiente che lui amava moltissimo.
3 maggio, Kenpō kinenbi (Anniversario della Costituzione)
Entra in vigore la Costituzione del 1947.
4 maggio, Kokumin no kyujitsu (Giorno centrale – ponte per far continuare la Golden Week)
5 maggio, Kodomo no hi (Giorno del bambino)
È il corrispondente maschile della festa delle bambole, in cui I genitori augurano ai loro figli maschi un futuro felice. Vengono appese fuori carpe di carta e esposte in casa bambole che raffigurano samurai a simboleggiare potere e successo.

Luglio:
7, Tanabata matsuri – Secondo la leggenda, le stelle Kengyu (Altair) e Shokujo (Vega) che sono separate dal fiume del cielo Ama no gawa (la Via Lattea), lasciano il proprio posto per incontrarsi. Shokujo era una principessa figlia di un re celeste e di una tessitrice: un giorno mentre tesseva un abito per il padre alzò lo sguardo e vide un pastore che vegliava sulle sue mucche. Attratta dal giovane lasciò il suo lavoro e andò a conoscerlo. I due si innamorarono e decisero di sposarsi: la principessa smise di tessere e il giovane smise di guardare le mucche. Il re decise allora di separarli costringendoli a stare sulle due diverse sponde della Via Lattea e permettendo loro di incontrarsi solo una volta all’anno. La principessa era disperata perché non c’era alcun ponte ad unire le due sponde, così uno stormo di gazze si affollò tra le due rive consentendo ai due di attraversare il fiume. In passato le ragazze chiedevano alla principessa di diventare abili nella calligrafia e nella tessitura e i contadini chiedevano al pastore un buon raccolto. Rami di bambù vengono appesi fuori dalle case e decorati con esempi di calligrafia e kimono di carta come tributo alla principessa.
Terzo lunedì del mese, Umi no hi Festa nazionale introdotta da poco, per celebrare l’oceano.

Agosto:
14 – 16, Obon – È conosciuta dagli stranieri anche come Festa delle Lanterne, ma ricorda la ricorrenza di Ognissanti. Gli spiriti degli antenati morti fanno visita agli altari dedicati a loro nelle case dove vengono poste speciali offerte di cibo. Al tramonto del 16 del mese lanterne di carta colorata vengono accese e lasciate sul fiume affinché proteggano gli spiriti durante il ritorno verso la terra dei morti. In vista dell’Obon, le case e i cimiteri vengono puliti e si acquistano decorazioni, cibo e offerte presso il mercato allestito per l’occasione. Le decorazioni sono costituite da rami di pino e sakaki, entrambe piante sacre, insieme agli omochi (riso bollito lavorato fino a formare delle palline), frutta e incenso. Nei templi e nei cortili delle scuole si fa una danza comunitaria detta Bon Odori: i movimenti della danza sono scanditi dai canti e da un grosso tamburo. Di solito i partecipanti a questi eventi indossano lo yukata. I bambini si divertono con gli hanabi, piccoli petardi accesi in occasione di ritrovo in famiglia.

Settembre e Ottobre:
Terzo lunedì di settembre, Keirō no hi (festa dell’anziano) – Festa nazionale.
23, Shubun no hi (Equinozio d’autunno) – Festa nazionale (in questo periodo si contempla la luna, Tsukimi).
Secondo lunedì di ottobre, Taiiku no hi (Giornata dello sport) – Anniversario dell’apertura dei giochi olimpici del ’64 a Tōkyō.

Novembre:
3, Bunka no hi (Giorno della cultura)
15, Shichigosan (7, 5, 3) – Non è una festa nazionale, ma un giorno dedicato alle bambine di 3 e 7 anni e ai bambini di 3 e 5 anni, che visitano i santuari indossando il kimono, in occasione della quale si augura loro una crescita forte e sana.
23, Kinro kansha no hi (Giorno di ringraziamento per il lavoro) – Festa nazionale.

Dicembre:
23, Tennō no tanjōbi (Compleanno dell’imperatore) – Festa nazionale che cambia in base alla data di nascita dell’imperatore sul trono.
25, Natale – Non è una né religiosa festa, ne nazionale nazionale, ma una giornata da trascorrere insieme al proprio partner.

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Il tè e l’origami in Giappone

La cerimonia del tè e l’origami

Il cha-no-yu (o cerimoniale per la preparazione del tè) rientra ancor oggi nel bagaglio di educazione di una ragazza della buona società.
La cerimonia comincia con la preparazione della stanza da parte dell’ ospite che la decora nel modo più raffinato e modesto: la teiera è un tetsubin (bricco di ferro battuto) con rilievi appena affioranti, le tazze, di ceramica grezza, sono fatte a mano, di colore pacato, di aspetto umile. Per prima cosa gli utensili per la cerimonia del tè, le tazze, i colini di bambù intrecciato, i cucchiai di liscio legno chiaro, vengono fatti passare tra gli ospiti che ammirano il loro aspetto disadorno e raffinato e lo commentano.

Un cucchiaio di polvere odorosa e verdissima di tè macinato viene messo nella tazza, l’ospite vi versa dell’acqua calda e mescola con uno speciale arnese finchè la bevanda diventa schiumosa e omogenea; quindi passa la tazza all’ ospite di maggiore importanza che la porta alla fronte, la riabbasssa alle labbra, l’ assaggia (il tè è amarissimo) e passa al vicino la scodellina rotandola leggermente. Così la tazza continua il suo giro. E’ chiaro che non si tratta di una cerimonia gastronomica, ma di un modo delizioso di stare insieme in silenzio, cioè di stare da soli in compagnia.

L’origami non ha significati così profondi e delicati, perchè non è un’ arte vera e propria, ma una tecnica, un passatempo di buon gusto. L’ origami, che è la tecnica del piegare fogli di carta di diverso colore in figurazioni complicatissime di animali, fiori e oggetti, ha origini probabilmente religiose: deriverebbe infatti dalle cerimonie shintoiste, dove si usava come simbolo di purificazione una piccola figura di un uomo costruita in carta. Vi sono circa un centinaio di figure ottenibili con la tecnica dell’ origami che è complicatissima anche perché non fa uso di forbici.

I NOMI

EVOLUZIONE E FASCINO DELLA DONNA

LA GEISHA

LE INFINITE VARIETÀ DI «KIMONO»

LA CERIMONIA DEL TÈ E L’ ORIGAMI

LE CELEBRAZIONI DEL LUTTO

I GIARDINI ZEN

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Tradizioni e costumi in Giappone

Il Giappone ha un senso del rituale molto sviluppato e qui le festività , profondamente amate dai giapponesi, vengono sentite e vissute con stile. Ogni regione ha un suo particolare festival, spesso una o varianti sul tema di grandi celebrazioni nazionali di carattere religioso dedicate a divinità, santuari shintoisti o a templi buddhisti, durante le quali lungo le strade del luogo vengono trasportati a spalla pesanti mikoshi (santuari portatili).

Durante le feste le antiche tradizioni insulari, ancora radicate nei distretti rurali, si intrecciano allo spirito consumistico delle grandi città che aggiungono così alle celebrazioni un tocco commerciale.

I NOMI

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La cucina in Giappone: bon ton a tavola

Un po’ di bon ton a tavola


Vi presentiamo una serie di regole e usanze che vi permetteranno di non essere considerati sgarbati o poco rispettosi durante il vostro viaggio in Giappone.

– E’ poco educato mangiare o bere mentre si cammina per strada
Non mordersi le unghie in pubblico o leccarsi le dita di fronte ai commensali
– E’ considerato maleducato chi si versa da bere da solo: ognuno versa all’altro.
Quando non si vuole più bere, lasciare il bicchiere pieno.
– E’ buona norma dire “Itadakimasu” prima di mangiare e “Gochisosama deshita” appena finito il pranzo, specialmente se vi viene offerto da qualcuno.
– Quando si condivide una pietanza, bisogna prendere la propria parte e metterla sul proprio piatto prima di consumarla.
– Non fare richieste eccessive durante la preparazione del vostro pranzo, e non abbuffarsi mai.

Non infilzare mai il cibo con le bacchette, e non usarle mai per spingere il cibo nel piatto di un’altra persona con la parte che avete messo in bocca, usate l’altra estremità.
– Non indicare mai qualcuno usando le bacchette.
– Non lasciare mai le bacchette infilzate nel cibo.
– E’ normale alzare la ciotola di riso o zuppa giapponese fino al mento per evitare di far cadere residui durante il tragitto delle bacchette fino alla bocca.
– Il cibo tradizionale giapponese viene servito in diversi piattini e ciotole, ed è normale passare da una all’altra senza prima finirle completamente.
Mai lasciare il piatto e la tavola in disordine, è buona norma piegare il tovagliolo a fine pasto.

Non mettere la salsa di soia sul riso.
– Non mettere zucchero o latte nel the Giapponese
– Se ospitate qualcuno è buona norma offrirgli sempre quello di cui potrebbero aver bisogno: i vostri ospiti non vi chiederanno mai nulla!
Cercate di non usare mai gli stuzzicadenti.
– E’ normale fare rumori quando si mangiano noodles, udon e altri piatti umidi.
– In giappone il conto si paga di solito alla cassa e non al cameriere, non sono inoltre previste mance.
– E’ considerato poco elegante contare il resto ricevuto al ristorante.

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Cultura e letteratura in Giappone

I primi componimenti letterari giapponesi risalgono all’epoca in cui penetrò in Giappone la cultura cinese. Si tratta per lo più di cronache, ricche di elementi leggendari e mitologici come le Cronache del Giappone (Nihongi o Nihon Shoki), compilate verso il 720 d.C. Allo stesso periodo risale una delle prime raccolte poetiche, la Collezione delle mille foglie (Mannyoshu) cui concorsero numerosi poeti. Alla tradizione di lunghe poesie caratteristiche della Mannyo-ahu seguì quella di componimenti dai versi molto brevi. Nacque anche l’uso da parte degli imperatori di commissionare la compilazione di antologie poetiche.

La prima di queste è la Kokin-shu (Raccolta di poesie). La complessità della vita in Giappone e soprattutto lo svolgersi di cerimoniali barocchi, di cui la corte era il centro, determinarono un evidente formalismo nella poesia, che finì per perdere la sua originaria freschezza. Un’eccezione è data dalla Raccolta dei mille anni (1188).

La prosa raggiunse la sua più alta espressione col Racconto di Genji (Genji monogatari) di Murasaki Shikibu nata nella seconda metà del sec. X e vissuta come cortigiana alla corte imperiale. La sua opera è il vasto affresco d’una vita immobile nel tempo, ma in cui i personaggi pur nella stilizzazione del cerimoniale hanno improvvisi sentimenti di amore, di gioia o di dolore. Anche il genere autobiografico e quello storico si svilupparono in questo periodo. Per il primo vanno citati Il Diario della Signora Izumi (Izumi Shikibu Niki) e Il diario della signora Murasaki (Murasaki Shikibu Niki), per il secondo il Racconto della Gloria (Eiga monogatari), una storia eroicizzata della vita di un leader della famiglia dei Fujiwara, e il Grande Specchio (O-kagami), altra storia celebrativa dei Fujiwara.

L’apporto delle donne alla poesia e alla prosa è rilevante. E’ da notare che alla corte imperiale e in quella dei signori feudali presto sorse l’uso di scambiarsi brevi messaggi poetici, consistenti in un detto, in un’immagine di pochi versi o in un aforisma, si scrivevano versi nei rapporti erotici come in quelli di cortesia e le donne, educate appositamente alla composizione poetica, vi eccellevano. Con l’ascesa al potere dei guerrieri apparvero storie eroiche celebranti questo o quel clan militare. Altri lavori furono dedicati ai nobili, il cui potere ereditario era stato abbattuto dai guerrieri (Hogen monogatari, Racconto della guerra degli Hogen). Heiji monogatari, Racconto della guerra degli Heiji). Alcune di tali storie erano scritte appositamente per essere accompagnate dal suono della biwa. Non mancano però anche lavori ispirati da racconti e tradizioni popolari. In genere tutta la letteratura giapponese dal XIII al XIX sec. riflette una società feudale immobile nella divisione delle classi. Nel XVIII sec. si incontrano per la prima volta opere di autori borghesi provenienti dalla classe dei mercanti, la classe che era considerata priva di onore sociale, nelle quali è possibile scorgere un’intenzione di analisi realistica e umana.

Tra questi autori i maggiori sono IbaraSaikaku (1642- 1693) e Kada Azumamaro (1668-1736). Sempre nel periodo feudale è da ricordare tutta la produzione sviluppatasi presso i conventi buddhisti e shinto, opera di scuole teologiche, filosofiche e poetiche. Tra la seconda metà del sec. XVIII e la prima parte del XIX fiori in Giappone il kokkei-bon (racconto umoristico) basato su contrasti delle maniere sociali, ma senza alcun tentativo di satira corrosiva.

Eccelse in tale genere Shikitei Samha (1775-1822) con La casa da bagno del mondo (Ukiyo-buro) e La bottega di barbiere del mondo (Ukiyo-doko). La caduta dello shogunato (1868), la restaurazione del potere imperiale e l’arrivo in Giappone delle mode occidentali determinarono una svolta fondamentale. Tra l’altro venne tradotto il Contrato sociale di J. J. Rousseau e molti autori riferirono alla società giapponese i temi dell’autonomia educativa e del ritorno alla natura. Contemporaneamente fu conosciuto Shakespeare, che ha esercitato un’influenza notevole su tutta la letteratura giapponese del sec. XX.

Le vecchie forme di composizione poetica (la forma waka dal verso di 31 sillabe e quella kokku dal verso di 17 sillabe) vennero per un certo tempo accantonate e i nuovi poeti (Mori Ogai, 1862-1922; Shimazaki Toson, 1872-1943) si ispirarono ai grandi poeti romantici dell’800 inglese e tedesco. Lo stesso Mori Ogai si adoperò per far conoscere in Giappone le letterature romanze europee. Un grande successo ebbe a partire dai primi anni del sec. XX la letteratura contemporanea francese, specie i naturalisti come Zola e Maupassant. Seguì un periodo di isolamento corrispondente agli anni in cui la vita politica giapponese fu dominata dai militari nazionalisti, quindi dopo il 1945 il Giappone si aprì nuovamente alle correnti americane ed europee. Tra gli anni ’50 e ’80 si sono delineati diversi filoni letterari, taluni di ripensamento sulla tragedia della guerra, ma anche sui nuovi splendori del Giappone, altri legati alle mode occidentali e destinati in parte a restare un prodotto di consumo. Hanno continuato la loro attività vecchi scrittori, quali Shiga Nayoa, morto nel 1971, e Kawabata Yasunari, premio Nobel nel 1968, morto nel 1972, mentre via via ne sono apparsi altri raggruppati in tendenze diverse, dai “Proletari” (Shiina Rinzo, Noma Hiroshi), ai “realisti” (Ishihara Shintaro, Oe Kenzaburo).

Ma l’esponente più vero del nuovo Giappone, e forse dell’intera letteratura moderna giapponese, resta senza dubbio Yukio Mishima. Autore d’una tetralogia di romanzi, che inizia con Neve di primavera e finisce con L’angelo in putrefazione, in cui una complessa vicenda si amplia sullo sfondo del Giappone dalla guerra nel 1905 con la Russia fino all’arrivo del consumismo americano. Il 25 novembre del 1970, a Tokyo, Mishima si uccise aprendosi il ventre con la spada dei samurai. Si trovava nel palazzo del ministero della Difesa e prima di uccidersi, stando sulla balaustra del balcone gridò: “Il Giappone muore di prosperità e di vergogna, l’innocenza è venduta in piazza, l’imperatore non più dio per colpa nostra ha cessato di vegliare su di noi“. Mishima, tradotto in diverse lingue, ha espresso l’angoscia per la realtà orientale di sentimenti che muore per lasciare il posto alla terribile realtà delle nuove tecnologie e delle multinazionali. A Mishima la grande scrittrice francese Marguerite Yourcenar dedicò il fondamentale saggio Mishima visione del vuoto, pubblicato a Parigi nel 1980.

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Economia e trasporti in Giappone

Negli ultimi decenni il Giappone è stato protagonista di un’impressionante crescita economica. La produzione industriale un tempo basata sull’attività si è poi orientata verso settori “pesanti” quali metallurgia, siderurgia, chimica e petrolchimica, cantieristica navale, produzione automobilistica, componentistica ed elettrica (tutti questi settori rappresentano complessivamente almeno i due terzi del valore totale annuo delle esportazioni).

Grande spinta hanno avuto anche gli investimenti nell’industria ad alta tecnologia (robotica, elettronica, microelettrica, informatica, delle telecomunicazioni e aerospaziale).
Il Giappone dispone di diverse risorse minerarie, ma generalmente in quantità limitata, per cui è costretto a forti importazioni di materie prime, necessarie alla sua poderosa attività industriale, di trasformazione e manifatturiera. Vi sono generalmente giacimenti di carbone, rame, piombo, zinco e quarzite, ma tutti in quantità insufficienti a soddisfare la domanda interna. Il paese è tra i principali produttori mondiali di energia elettrica, di cui circa il 56,7% proviene da centrali termiche, operanti con carbone o petrolio; gli impianti idroelettrici forniscono l’8,99% e le centrali nucleari il 31,9%.

Per quanto riguarda il settore agricolo, seppure attualmente è contrassegnato da un declino occupazionale, non ha perso rilevanza: forte rimane soprattutto la produzione di riso (basti pensare che genera da sola circa un terzo dell’intero reddito agricolo).
Alla coltivazione estiva del riso (la più importante in Giappone), segue un ampio assortimento di colture invernali: scendendo da Nord a Sud, vi sono leguminose, patate, frumento, orzo, e ancora più a Sud, patate dolci.
La superficie territoriale del Giappone, per circa i due terzi è ricoperta da foreste, in cui, per i due quinti, crescono alberi di legno dolce. Il paese è dunque tra i principali produttori mondiali di legname.


Per quantità di pesce pescato il Giappone è il primo paese al mondo
. La pescosità delle acque costiere Giapponesi si spiega con il fatto che all’altezza della baia di Tokyo si incontrano due correnti marine dalla temperatura diversa :la combinazione di acqua calda con acqua fredda ricca di ossigeno favorisce lo sviluppo del plancton, che a sua volta determina l’eccezionale sviluppo del patrimonio ittico (si contano oltre 8.000 varietà di pesce). Le acque dell’ Oceano Pacifico davanti al Giappone costituiscono così una delle tre regioni più pescose al mondo.
Per quanto riguarda il turismo ogni anno circa 4,2 milioni di stranieri visitano il Paese, ma ad oggi, il Giappone è più interessato da flussi di outcoming. Ne consegue che le strutture ricettive giapponesi sono molto sviluppate non in relazione alle entrate dall’estero, ma in relazione al turismo interno. Gli alberghi sono ancora divisi in alberghi “per giapponesi” e alberghi “per stranieri”.

La rete dei trasporti, ferroviari, automobilistici, marittimi e aerei, è molto estesa e capillare. Le ferrovie principali, nazionalizzate nel 1907 e poi tornate ai privati nel 1987, si estendevano nel 1997 per 20.175 km, di cui circa il 55% su linee elettrificate. Risale poi ai primi anni Settanta la costruzione, prima al mondo, di una linea dedicata ai treni ad alta velocità (lo Shinkansen, “treno proiettile”) per collegare in tempi pressoché dimezzati la maggior parte delle principali città di Honshu, soprattutto quelle della megalopoli Osaka-Tokyo.

Le strade, di cui circa il 76% asfaltate, si sviluppano per quasi 1.156.371 km.
La flotta mercantile Giapponese, con 8.012 navi e una stazza totale lorda di circa 15.256.624 milioni di tonnellate, è una delle maggiori al mondo. Importante è numericamente anche la flotta aerea che, distribuita fra più compagnie, assicura i collegamenti interni e quelli fra il Giappone e il resto del mondo.