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Innocenzo VIII –

Al secolo Giovanni Battista Cybo, nacque nel 1432 a Genova, in una nobile famiglia, figlio di Arano Cibo e de’ Mari. Il padre che ebbe in passato rapporti con i sovrani napoletani lo mandò insieme con il fratello Maurizio alla corte di Alfonso I, al quale servì come paggio d’onore.
Giovanni ebbe due figli da una nobildonna, Francesco e Teodorina, che poi morì.

L’avvicinamento alla vita religiosa lo portò ad allontanarsi da Napoli, venne canonicato nella città di Capoa, ed ebbe il priorato di Santa Maria d’Arba. Il difficile rapporto con l’arcivescovo Giordano Gaetano portò il giovane Giovanni a partire per Padova per iniziare gli studi.

Anni dopo si trasferì a Roma dove fu molto ben visto da Filippo Calandrino, cardinale di Bologna e fratello del papa Nicolò V, tale incontrò lo avvicinò alla corte pontificia, fino ad essere nominato vescovo di Savona da Paolo II, all’età di 36 anni. Nel 1473, l’amicizia con Giuliano della Rovere, nipote di Sisto IV, gli procurò la nomina a cardinale di Santa Babilia e poi di Santa Cecilia.

La fama di uomo di mediazione e di diplomazia lo portò a presenziare alla Dieta di Norimberga, a mediare tra gli Sforza di Milano i sovrani di Napoli e la Signoria di Firenze.

Dopo la Morte di Sisto IV entrò in conclave, la necessità da parte della Chiesa di avere un pontefice in grado di conciliare e di trovare il punto di accordo nel complicato scenario politico europeo portò alla scelta del cardinale Cibo, che fu eletto papa dai 28 cardinali elettori, il 29 agosto del 1484 alle ore 14. Venne incoronato il 12 settembre dal cardinale Francesco Piccolomini, la scelta del nome cadde su Innocenzo in memoria di Innocenzo IV, anch’egli genovese.

Durante il suo pontificato non si hanno notizie di interventi significativi alla Cappella, commissionò ad Andrea Mantegna la decorazione di una cappella personale al Belvedere, distrutta durante il pontificato di Pio VI, sul piano politico emanò una bolla contro la stregoneria in Germania, condannò l’astrologia e sostenne fortemente l’Inquisizione in Spagna. Dovette affrontare la diffusione delle nuove idee religiose contro i Valdesi.

Morì a Roma nel 1492, tre giorni prima della partenza di Colombo per le Americhe.
Seguirono i pontificati di Alessandro VI e Pio III. [2]

Foto: www.catalogo.fondazionezeri.unibo.it

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I Papi Archivi – La Cappella Sistina e i Musei Vaticani

Sisto IV, al secolo Francesco della Rovere, salì al soglio di Pietro il 9 agosto del 1471, all’età di 57 anni. Nacque nel 1414 in una villa del savonese, Celle Liguere, sin da piccolo fu educat…

Al secolo Giovanni Battista Cybo, nacque nel 1432 a Genova, in una nobile famiglia, figlio di Arano Cibo e de’ Mari. Il padre che ebbe in passato rapporti con i sovrani napoletani lo mandò insi…

Al secolo Giuliano Della Rovere, nacque il 5 dicembre del 1443 ad Albisola (anticamente chiamata Abizal), un piccolo borgo in provincia di Savona, sin da piccolo entrò subito nel convento dell’…

Al secolo Giovanni di Lorenzo de’Medici nacque a Firenze nel 1475 figlio di Lorenzo il Magnifico. La carriera ecclesiastica di Giovanni inizia in tenera età, a 13 anni erano già incorso le trat…

Clemente VII ebbe un ruolo di primaria importanza nello sviluppo decorativo della Sistina, in quanto commissionò a Michelangelo la decorazione della parete di fondo con il “Giudizio Universale”, oper…

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Punizione dei ribelli –

« Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben, 2 presero altra gente e insorsero contro Mosè, con duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, capi della comunità, membri del consiglio, uomini stimati; 3 radunatisi contro Mosè e contro Aronne, dissero loro: «Basta! Tutta la comunità, tutti sono santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l’assemblea del Signore? ».

La scena presenta l’episodio della rivolta contro Mosè da parte di Core, Dathan e Abiram. I tre capi delle famiglie ebree non volevano riconoscere l’autorità civile e religiosa di Mosè, organizzarono quindi una rivolta con 250 uomini. La punizione divina, come recitano le scritture, si abbatté su di loro così scomparvero nel nulla inghiottiti dalla terra.

Nel dipinto si vede Mosè a destra con la tunica verde e alle sue spalle Giosuè che si scontra con i ribelli con i mano le pietre, salvando Mosè dalla lapidazione. In secondo piano l’Arco di Costantino, ed alcuni resti di a basilica, in basso Core, Dathan e Abiram.

A sinistra Mosè alza il bastone del comando, la terra si apre inghiottendo i Leviti. Due uomini assistono alla scena come spettatori, il primo vestito di nero guarda verso il pubblico.

Foto: www.frammentiarte.it

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Sandro Botticelli –

Sandro Filipepi nasce a Firenze, in borgo Ognissanti, nel 1445, da Mariano di Vanni d’Amedeo Filipepi, conciapelli, e da Smeralda, sua moglie. E’ l’ultimo di quattro figli. La vita e le opere di Botticelli.

Quando Botticelli fu inviato da Lorenzo il Magnifico a partecipare alla decorazione della Cappella Sistina aveva 40 anni, insieme al Ghirlandaio, Signorelli, Perugino, Rosselli, ecc era uno dei maggiori artisti dell’epoca nonché importante rappresentante della scuola fiorentina.

Le linee spezzate e i colori drammatici delle ultime opere, tra le quali figurano la Pietà (1495 ca., Museo Poldi Pezzoli, Milano), la Natività (1501, National Gallery, Londra) e la Crocifissione (1496 ca., Fogg Art Museum, Cambridge, Massachusetts), testimoniano della sua inquietudine religiosa.

La stessa atmosfera cupa si trova nei soggetti profani dello stesso periodo, tra cui si ricordano la Calunnia di Apelle (1495, Uffizi) e le Storie di donne illustri (1500, Accademia Carrara, Bergamo e Isabella Stewart Gardner Museum, Boston).

All’artista furono assegnati tre episodi, eseguite anche grazie all’aiuto dei collaboratori: Prove di Mosè, le Prove di Cristo e la Punizione di Qorah, Dtham e Abiram.

Foto: adorationthenovel.wordpress.com

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Sandro Botticelli Archivi – La Cappella Sistina e i Musei Vaticani

Sandro Filipepi nasce a Firenze, in borgo Ognissanti, nel 1445, da Mariano di Vanni d’Amedeo Filipepi, conciapelli, e da Smeralda, sua moglie. E’ l’ultimo di quattro figli. La vita …

L’affresco misura 345,5 x 555 cm, fu eseguito tra il 1480 ed il 1482. La raffigurazione di alcuni episodi tratti dal Testamento si collega alle Storie di Mosè, attraverso il quale si vuole evid…

L’affresco misura 348,5 cm per 558 cm, venne realizzato tra il 1481 ed il 1482. La scena presente alcuni episodi del giovane Mosè, tratti dal Libro dell’Esodo. Per comprendere l’ope…

« Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben, 2 presero altra gente e insorsero contro Mosè, con duecentocinquanta uo…

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Partenza di Mosè per l’Egitto –

La scena, in parallelo con il Battesimo di Cristo posta di fronte, mostra la partenza di Mosè, vestito sempre di giallo e verde per l’Egitto, dopo aver ricevuto l’ordine di Dio di allontanarsi dalla terra di Madian.

Sullo sfondo della scena, nella parte centrale, si vede Mosè che si congeda dal suocero Ietro, vestito con una tonaca celeste. Sullo sfondo è raffigurata la terra di Madian, con i pastori danzanti sulla parte sinistra. Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di una vegetazione particolare, caratterizzata da alberi eleganti, palme, ecc.

In primo piano si vede Mosè seguito dalla carovana che sulla strada per l’Egitto incontra un Angelo, il quale gli ordina di circoncidere il secondogenito, raffigurato alle destra di Mosè. Nella terza scena sovrapposta, all’estrema destra si vede Mosè che incontra Sefora.

Alla realizzazione dell’opera contribuirono importanti aiuti, tra i quali spicca la mano del Pinturicchio.

Foto: www.frammentiarte.it

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Pietro Perugino –

Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino o come Pietro Perugino, nacque a Città della Pieve nel 1450 circa.

Il padre, Cristofano Vannucci, indirizzò Pietro alla pittura sin dalla tenera età. In seguito alle prime esperienze di formazione artistica presso una bottega locale nella città natia, nel 1467, si trasferisce a Firenze, dove ebbe la prima vera formazione presso la scuola di Andrea Verrocchio.

Nella bottega fiorentina Pietro apprende l’arte della pittura a olio e a fresco, concludendo l’apprendistato nel 1472.

Giunge a Roma nel 1479 dove su commissione di Sisto IV dipinge l’abside della Cappella della Concezione della Basilica Vaticana.

L’opera ebbe notevole successo, tanto che il pontefice gli affidò la decorazione della parete di fondo della Sistina. L’artista fu raggiunto pochi mesi dopo, nel 1481, dagli altri artisti fiorentini inviati da Lorenzo il Magnifico.

Gli affreschi sulle pareti della Sistina, Nascita e ritrovamento di Mosè, Assunta con Sisto IV inginocchiato e la Natività di Cristo vennero distrutti, alcuni dei quali per far posto al Giudizio Universale dipinto decenni più tardi dal Michelangelo.

Sulla parete sud, dove sono dipinte le Storie di Mosè, è presente l’affresco Partenza di Mosè per l’Egitto. Sulla parete sud dove è raffigurata le Storie di Cristo, sono presenti due affreschi: Battesimo di Cristo e la Consegna delle Chiavi.

Foto: www.theitaliantouch.org

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Pietro Perugino Archivi – La Cappella Sistina e i Musei Vaticani

Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino o come Pietro Perugino, nacque a Città della Pieve nel 1450 circa. Il padre, Cristofano Vannucci, indirizzò Pietro alla pittura sin dalla tenera e…

La scena, in parallelo con il Battesimo di Cristo posta di fronte, mostra la partenza di Mosè, vestito sempre di giallo e verde per l’Egitto, dopo aver ricevuto l’ordine di Dio di allonta…

Al centro della scena, in secondo piano, si vede il fiume Giordano, mentre in primo piano sono posti Giovanni Battista nell’atto di battezzare Gesù, mentre sul capo di quest’ultimo si ved…

“Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Batt…

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Giudizio Universale di Michelangelo –

È Buonarroti, il generoso, altero
Uom che a l’aspetto sol parve mortale;
A cui non puote l’invido straniero
Ingegno contrappor di merto eguale;
È Buonarroti, che il tremendo e fiero
Si apparecchia a ritrar giorno finale,
E con la mente di terror ripiena
Guarda la grande paurosa scena.

(brano tratto da “Michelangelo che concepisce il Giudizio Universale”,
di Giannina Milli, Firenze, Le Monnier 1858)

Il Giudizio Universale è un affresco della Cappella Sistina in Roma situato sulla parete retrostante l’altare, progettato e realizzato da Michelangelo Buonarroti tra il 1533 e il 1541, su commissione di Clemente VII e concluso durante il pontificato di Paolo III.

La realizzazione di un’opera così grande, 13,7 metri per 12,2, richiese mesi di preparazione, dalla predisposizione delle bozze alla costruzione dell’impalcatura.

Michelangelo affrontò notevoli inconvenienti: la modifica dell’inclinazione della parete, che doveva essere angolata verso l’interno in modo tale da evitare il deposito di polvere durante le fasi di realizzazione e la presenza di precedenti affreschi, quali quelli del Perugino, i quattro dei pontefici a lato delle due finestre e le lunette affrescate dallo stesso Michelangelo circa vent’anni prima. Opere che dovevano essere distrutte per far posto all’immenso affresco.

Un’opera così imponente metteva alla prova il sessantenne maestro che tuttavia preferì lavorare da solo, opponendosi al tentativo di Sebastiano del Piombo di lavorare ad olio. I lavori preparatori e la costruzione del ponteggio furono molto lunghi tant’è che si protrassero fino ad aprile del 1536, ritardi che furono dovuti soprattutto a causa delle dispute con il Del Piombo.

La demolizione del precedente strato di intonaco avvenne il 25 gennaio del 1536 sul quale venne applicato lo strato di mattoni.

Volendo ripartire il Giudizio Universale in tre grandi fasce orizzontali, si vedono: le lunette nella parte superiore, sinistra e destra; la parte centrale con il Cristo benedicente al centro; la zona inferiore con gli angeli annunciatori e l’inferno.

Le lunette presentano i simboli della passione di Cristo, in quella di sinistra è raffigurato l’Arcangelo Gabriele (?) con i capelli biondi che regge sulle spalle la croce; in basso, invece, vediamo una formazione di quattro apteri (angeli senza ali), tra i quali emerge il primo sinistra che ha tra le mani la corona di spine.

I volti e i corpi degli angeli sono illuminati e vestiti con colori accessi con gli sguardi rivolti tra il centro del dipinto e lo spettatore.

Nella lunetta di destra del Giudizio Universale sono raffigurati cinque apteri che innalzano la Colonna della flagellazione ai quali accorrono in aiuto altri tre.

Notiamo un aptero alla destra della colonna nell’atto di raggiungerla con in mano il bastone su cui fu posta la spugna per l’aceto. Sullo sfondo un’altra figura che regge la scala utilizzata per deporre il Cristo sulla croce.

La parte centrale del Giudizio presenta in primo piano il Cristo benedicente con la Vergine alla sua destra attorniato dai Santi, Apostoli, Profeti, Sibille e Martiri.
Partendo da sinistra una delle figure poste in primo piano, secondo alcune ipotesi, è Niobe (o Eva o la Chiesa) (?) vestita con una veste verde ai cui piedi è raffigurata una donna.

Proseguendo verso il centro, si vedono San Giovanni Evangelista (o Adamo), di spalle Sant’Andrea (lo si riconosce dalla croce che regge con la mano destra), seguono la Vergine ed il Cristo.
Ai piedi di quest’ultimo, a sinistra, troviamo San Lorenzo con una scala, mentre a destra San Bartolomeo, che con la mano destra regge un coltello e con la sinistra la sua pelle, l’autoritratto anamorfico di Michelangelo.

Sempre alla sinistra del Cristo troviamo con la barba bianca San Pietro con in mano le chiavi del Paradiso e vicino San Giovanni Battista (?), infine si distingue all’estrema destra Cireneo che sorregge una croce.

In basso a quest’ultimo un gruppo costituito da Disma, San Sebastiano, Mosè, San Biagio e Santa Canterina.

La parte inferiore del Giudizio Universale si suddivide in due sottoscene, la prima con gli angeli annunciatori, ed in basso lo scenario infernale. Al centro, con la tromba l’Arcangelo Michele che sfoglia il Libro degli eletti.

8:2 Poi vidi i sette angeli che stanno in piedi davanti a Dio, e furono date loro sette trombe.
8:3 E venne un altro angelo con un incensiere d’oro; si fermò presso l’altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono.
8:4 E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi.
8:5 Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi e un terremoto.
8:6 I sette angeli che avevano le sette trombe si prepararono a sonare.”

Sulla sinistra si vede l’ascesa di questi, mentre a destra si trova la rappresentazione dell’Inferno, sullo sfondo di un cielo rosso di fiamme.

Caronte impugna dei remi e insieme ai demoni percuote e obbliga a scendere i dannati dalla sua imbarcazione per condurli davanti a Minosse, con il corpo avvolto dalle spire del serpente.

11:10 Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11:11 Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro.
11:12 Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: “Salite quassù”. Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro.”
(Tratto da l’Apocalisse di Giovanni, Nuovo Testamento)

L’affresco si presenta come un complesso fermo immagine così come raccontato dalle Sacre Scritture, immediato si pone davanti agli occhi dello spettatore il contrasto tra il sublime dell’alto dei cieli e l’ambiente blasfemo dell’inferno.

Intensa è la reazione dello spettatore alla brutalità dell’immagine: la disperazione e l’angoscia sul volto dei dannati, la costrizione fisica che percuote le carni di chi già conosce il suo infausto destino, la consapevolezza del dovere di arresa alla scelta di Dio.

14:6 Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo.
14:7 Egli diceva con voce forte: “Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque”.
14:8 Poi un secondo angelo seguì dicendo: “Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua prostituzione”.
14:9 Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: “Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano
14:10 egli pure berrà il vino dell’ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all’Agnello”.
14:11 Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Chiunque adora la bestia e la sua immagine e prende il marchio del suo nome, non ha riposo né giorno né notte.
14:12 Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
14:13 E udii una voce dal cielo che diceva: “Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono”.”
(Tratto da l’Apocalisse di Giovanni, Nuovo Testamento)

La differenza di espressioni e di immagini rende ancor più chiara la rappresentazione del giudizio universale. Emblematico è lo sforzo delle anime, poste sulla sinistra ed ancora sulla terra, di salire al cielo al fianco del Singnore.

Foto: www.arte.it

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La volta della Sistina di Michelangelo –

La cappella è alta circa 20 metri e presenta una volta a botte ribassata di 5 mila mq.

I lavori ornamentali iniziarono nel 1508 e la decorazione, che inizialmente prevedeva solo dodici figure, realizzate interamente da Michelangelo, al termine dell’opera (13 ottobre del 1512) ammontavano a più di trecento.

La struttura architettonica della volta complicava il lavoro decorativo e venne pertanto costruita una impalcatura di legno complementare alla concavità della volta che costringeva il maestro a lavorare in una posizione scomoda, in alcuni casi stesa.

Per semplificarsi il lavoro, Michelangelo utilizzò la tecnica della quadratura tramite la quale dipingeva una falsa architettura costituita da cinque grandi archi delimitati da cornici ed architravi ed ornati da capitelli e statue. Tale tecnica gli permise di frazionare la volta in tre registri sovrapposti e la parte centrale in nove riquadri.

Michelangelo impiegò inoltre la tecnica del colore cangiante, un procedimento pittorico che consentiva di definire i volumi senza ricorrere al colore chiaroscuro, utilizzando invece straordinari bagliori e accensioni dati da un colore luminoso e squillante.

Le decorazioni della volta contengono la rappresentazione di sette profeti e cinque sibille sedute su troni, fiancheggiati da pilastrini sorreggenti una cornice delimitante uno spazio centrale suddiviso in senso longitudinale dalla continuazione delle membrature architettoniche.

Ai lati dei troni, aventi la forma di possenti arconi, vengono rappresentate nove storie della Genesi.

Tra un trono e l’altro vi sono figure di ignudi che reggono ghirlande di foglie di quercia e medaglioni bronzei. Nelle lunette e nelle vele, che le raccordano alla volta sono rappresentate le quaranta generazioni degli antenati di Cristo.

I Profeti sono: Giona, Isaia, Ezechiele, Daniele, Geremia, Zaccaria, Gioele (raffigurati nelle soto da sinistra verso destra); secondo autorevoli critici rappresenterebbero i sette doni dello Spirito Santo.

I sette profeti e le cinque sibille sono posti in modo alternato di fronte ai Profeti, Giona, Geremia messo di fronte a Libica, Persica posta di fronte a Daniele, Ezechiele dinanzi alla Cumana, Eritrea di fronte a Isaia, Gioele di fronte a Delfica, ed infine, Zaccaria.

Le Sibille sono: Persica, Libica, Eritrea, Delfica, Cumana (nelle foto da sinistra verso destra).

Quasi tutte le Sibille sono raffigurate nell’atto di annunciare, mentre Geremia si presenta assorto nei suoi pensieri. Daniele invece è intento a scrivere il suo Libro. Il Profeta Giona viene invece rappresentato con lo sguardo rivolto verso l’alto e alle sue spalle un grande pesce, teso a ricordare le vicende legate alla salvezza in mare.

Le storie della Genesi che si susseguono in ordine cronologico, partendo dall’ingresso nella zona laica sono: la Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri, Separazione delle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale, Sacrificio di Noè, Diluvio universale, Ebbrezza di Noè. Le Sibille sono in tutto cinque: Eritrea, Delfica, Libica, Persica, Cumana.

Nella alla Separazione della luce dalle tenebre predominante è la figura di Dio che si erge in volo avvolto da un ampio mantello rosato ed è raffigurato all’atto della creazione del mondo. Il corpo roteante, le mani e il volto protesi verso l’alto raffigurano l’immagine di un Dio ordinatore che crea bagliori di luce che annientano l’oscurità delle tenebre.

Si nota una predominanza di colori freddi e violacei simboleggianti le tonalità delle celebrazioni dell’Avvento e della Quaresima.

La Separazione della luce dalle tenebre va letta in rapporto alle figure della Creazione degli astri e la Separazione delle acque dalla terra che insieme simboleggiano la creazione del mondo.

Lette insieme sembrerebbero, secondo alcuni, rappresentare l’immagine della Trinità, secondo altri invece è più probabile leggervi un’allegoria sant’agostiniana legata all’operosità della chiesa nel mondo (acque e terra), alla venuta di Cristo (astri e piante) e al giudizio universale (tenebre e luce).

Nella Creazione degli Astri l’immagine di Dio è ancora più maestosa. Inserita la figura in uno sfondo di cielo luminoso, le sue membra si spalancano all’atto della creazione. Le vesti, i capelli e la barba appaiono scompigliati da un vento impetuoso simboleggiante la grandezza divina. Il braccio è alzato e sfiora leggermente un sole.

A questa immagine segue quella della Separazione della terra dalle acque, in cui il Creatore fluttua sopra le acque accompagnato da una compagine di angeli che gli reggono il mantello rosato.
Anche qui le braccia sono aperte in un gesto eloquente ed imperioso, i colori sembrano attenuarsi e l’immagine appare più semplificata, segno dell’ordine che l’Eterno ha dato al caos.

La Creazione di Adamo è la scena in cui il divino e l’umano si incontrano in un conteso di luci ed ombre che dispiegano l’immensità della creazione. Il sogno ascetico dell’uomo che finalmente incontra Dio chiarisce il motivo per cui, chiunque osservi la figura ne rimanga misticamente incantato.
Adamo appare disteso e con il braccio appoggiato sulla terra appena creata con la mano rivolta verso il Divino fino a toccargli le dita.

L’eterno si presenta quasi in volo, accompagnato da angeli. L’emozionante impatto della figura è dato dalla posizione protesa di Dio verso l’uomo, quasi ad indicare un desiderio divino di contatto con la propria creatura.

Dalle rappresentazione emerge la riluttanza di Michelangelo alle concezioni della prospettive di stile rinascimentale e la rappresentazione di gruppi leonardeschi di figure, articolati secondo ritmi armoniosi e unificati.

Adotta invece la concezione delle basi della scultura classica: la figura singola, associata ad un elemento architettonico. Egli infatti più che pittore amava definirsi uno scultore tant’è che nelle sue opere sembrerebbe voler imprimere una visuale tridimensionale alle figure esaltando il moto delle torsioni e il plastico delle masse dei giganteschi corpi, tendendo ad idealizzare i personaggi e a far loro assumere un significato spirituale universale: divengono simboli delle forze primigenie della natura e del destino dell’uomo.

Segue la Creazione di Eva, posta al centro della volta, in cui sono raffigurati insieme Adamo, Eva e l’Eterno. Adamo, disteso sul lato sinistro dell’immagine, appare dormiente, mentre Eva in una posizione di reverenza viene invitata dal Signore ad alzarsi. In questa scena Adamo ed Eva sono raffigurati giovani.

Nella scena successiva del Peccato originale, i due sono raffigurati da adulti e l’affresco è diviso in due metà dall’Albero della vita in cui da un lato si consuma l’atto del peccato, dall’altro lato è raffigurata la cacciata dal paradiso.
Gli ultimi tre riquadri raffigurano il Sacrificio di Noè, Diluvio universale, Ebbrezza di Noè.

Lo stile di Michelangelo è dotato di na meravigliosa forza espressiva, che viene scandita in un’ampia tendenza statuaria ed un forte dinamismo. La stupefacente perfezione dei dettagli è ottenuta con accurati ed approfonditi studi dell’anatomia umana.

Nei riquadri della Genesi appare la figura dell’Eterno, dove Michelangelo unisce le sembianze umane con l’energia delle forze primordiali dell’Universo.

Agli angoli quattro pennacchi narrano quattro episodi del miracoloso salvataggio del popolo di Israele.

Nel pennacchio di Giuditta e Oloferne, è raffigurata la scena della decapitazione di Oloferne, il cui corpo è disteso sul letto, mentre Giuditta, di spalle, è posta nell’atto di coprire la testa mozzata con un panno posta su un vassoio retto dalla serva.

In Davide e Golia, Davide viene raffigurato nell’atto di uccidere Golia, posto a cavalcioni sulle spalle di quest’ultimo e con lo sguardo rivolto verso due soldati che assistono alla scena. Da notare la differenza di proporzioni tra i due personaggi biblici.

La Punizione di Aman, è divisa in tre diverse scene, nelle quali Aman, con l’abito di colore giallo, è presente. Partendo da destra vediamo Assuero che lo invita a prendere gli abiti regali per Mardocheo, seduto sulla soglia, mentre alla sua sinistra Ester rivela al sovrano la congiura. Al centro Aman viene punito ed issato sua una croce.

Nell’affresco del Serpente di bronzo, vediamo a destra gli Israeliti rei di aver offeso Dio e Mosè, sui quali si abbattono i serpenti velenosi inviati da quest’ultimi. Mosè impietosito forgia un serpente di bronzo per salvarli.

Gli Antenati di Cristo si trovano lungo le sedici lunette (due distrutte, quindi oggi quattordici) e le otto vele. Essi rappresentano le quaranta generazioni anteriori a Gesù secondo l’elenco del Vangelo di Matteo e simboleggiano la speranza e l’attesa dell’Incarnazione e della redenzione senza l’illuminazione divina dei Veggenti.

Lunette

Per approfondire, vedi la voce Lunette della Cappella Sistina su Wikipedia

  • Eleazar e Mattan
  • Giacobbe e Giuseppe
  • Achim ed Eliud
  • Azor e Sadoc
  • Zorobabele, Abiud ed Eliacim
  • Giosia, Ieconia e Salatiel
  • Ezechia, Manasse e Amon
  • Ozia, Ioatam e Acaz
  • Asaf, Giosafat e Ioram
  • Roboamo e Abia
  • Iesse, Davide e Salomone
  • Salmòn, Booz e Obed
  • Naasson
  • Aminadab
  • Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda (perduta)
  • Fares, Esrom e Aram (perduta)
Vele
  • Vela sopra Asaf, Giosafat e Ioram
  • Vela sopra Zorobabele, Abiud ed Eliacim
  • Vela sopra Giosia, Ieconia e Salatiel
  • Vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz
  • Vela sopra Ezechia, Manasse e Amon
  • Vela sopra Roboamo e Abia
  • Vela sopra Asaf, Giosafat e Ioram
  • Vela sopra Salmòn, Booz e Obed
  • Vela sopra Iesse, Davide e Salomone

Foto: michelangelobuonarrotietornato.com

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