Hotel in Corsica
Per trascorrere le tue vacanze in Corsica ti proponiamo oltre 90 Hotel ed Appartamenti e grazie alla nostra collaborazione con Booking confermando la prenotazione attraverso di noi usufruirai della G…
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Prima di perdersi fra la macchia, i porticcioli e i villaggi di Cape Corse, merita senz’altro una sosta Bastia, che riunisce la vitalità di un trafficato porto alla pace di una cittadina che, racchiu…
Anche in ambito gastronomico la Corsica fa un po’ stato a sé, almeno rispetto alla terraferma francese, dove solitamente ci si affida a ricette elaborate e complesse; al contrario, in Corsica la freschezza e la semplicità sono considerate l’essenza della buona cucina e qualità e genuinità di cibi e bevande sono presi molto sul serio dai corsi; lo stesso sanguinoso assedio di Aléria, nel 1975, che vide uno scontro armato fra un commando dell’organizzazione ARC (Action Régionaliste Corse) e la gendarmérie francese, seppur sicuramente frutto dell’esplosione di noti e secolari sentimenti nazionalisti, ha avuto come pretesto lo scandalo di grosse partite di vino alterato con zuccheri e sostanze chimiche da parte di una ricca famiglia di viticoltori, al fine di raddoppiare la propria produzione vinicola.
Rivendicazioni violente a parte, in generale una grande attenzione al cibo ha sempre assicurato che gli standard dei ristoranti tradizionali siano rimasti nel tempo piuttosto elevati e i prezzi relativamente contenuti.
Diffidate dei menù completi finto-corsi proposti in estate da molti ristoranti turistici nelle località di villeggiatura, dove spesso l’autenticità dei piatti è a dir poco annacquata e il rapporto qualità/prezzo non è poi così conveniente, e preferite piuttosto un semplice piatto in un ristorante tradizionale, dove tra l’altro le porzioni sono in genere più abbondanti.
La carne la fa da padrona nella cucina isolana, a partire dalla famosa salumeria corsa, una delle più rinomate nel mondo per l’alta qualità delle carni lavorate, visto che provengono da una razza locale di maialetti selvatici che crescono in semilibertà nutrendosi dei frutti della macchia e di ghiande e castagne.
I salumi più conosciuti sono il prisuttu, prosciutto essiccato per 18 mesi, la coppa, il lonzu, filetto di maiale affumicato e conservato sotto uno strato di grasso, il figatellu e il fittonu, salsiccia di fegato che viene servita grigliata, il salamu, una salsiccia secca speziata, la salcicetta, da cuocere, la valetta, guancia, e infine, per la serie “del maiale non si butta via niente“, il fromage de tête, ricavato dalle cervella stagionate.
I piatti tipici corsi a base di carne comprendono gli stuffatti o stracotti di cinghiale, il capretto arrosto, il vitello con le olive e, durante la stagione di caccia invernale, il tianu o stufato di cacciagione.
Sulla costa si potranno gustare ottimi pesci e frutti di mare, dai ricci alla murena grigliata, alle sarde farcite al brocciu, oltre a triglie, spigole, orate e cernie, per non parlare delle aragoste del golfo di Saint-Florent o delle ostriche che si possono trovare nella costa orientale: in questo caso ovviamente i costi lievitano, ma la spesa per questo piccolo lusso sarà ben ripagata dalla freschezza e dalla qualità di crostacei e frutti di mare.
L’entroterra corso è percorso da diversi fiumi e torrenti incontaminati e sono dunque molto diffusi nella cucina corsa anche trote e anguille.
Ma i vegetariani non disperino! Non mancano certo frutta e verdure di stagione e i formaggi corsi sono rinomati almeno quanto i salumi. Il brocciu, forse il più conosciuto, è un formaggio fresco a base di latte di pecora o di capra e prodotto secondo una ricetta tradizionale. Il vero brocciu fresco si trova solo da dicembre a luglio e viene consumato sia dolce, con miele o marmellata o come ingrediente base di vari dessert, sia salato, mangiato in purezza o come ripieno di zucchine, cannelloni o delicate omelettes alla menta. Quello che troverete durante il resto dell’anno viene prodotto con latte in polvere o con conservanti che ne permettono il mantenimento nel periodo estivo e il suo sapore lascia quindi un po’ a desiderare; meglio approfittarne allora per assaggiare gli ottimi pecorini e caprini stagionati prodotti in molte zone dell’isola, alcuni dei quali sono molto saporiti e per nasi un po’ forti, altri più delicati.
Un altro ottimo piatto è la polenta, anzi la pulenta di castagne, che può essere servita o come accompagnamento a uno stracotto di carne o come dolce, fritta e ricoperta di zucchero. Con la farina di castagne si facevano anche minestre, frittelle e pane e negli ultimi anni c’è stata una vera riscoperta degli antichi sapori legati a questo frutto, che in passato è stato tanto prezioso per la sopravvivenza nell’isola.
Ovunque potrete trovare crêpes sia dolci che salate; queste ultime costituiscono un’ottima alternativa a un pranzo o una cena, così some le bastilles, torte salate con spinaci, cipolla o brocciu, o con tutti e tre gli ingredienti, e le quiches (altro must della cucina francese), torte salate preparate con una base di pasta brisée e riempiti con un composto di uova e panna a cui solitamente si aggiungono verdure o carne; bastilles e quiches si possono trovare anche nelle rosticcerie e nelle charcuteries, le salumerie, che offrono anche carne già cotta e altre preparazioni salate che vengono vendute a peso.
Nelle pasticcerie troverete una scelta molto ampia di dolci locali, come i beignets, frittelle di farina di castagne con un cuore morbido di brocciu, le torte di castagne, il fiadone, un flan a base di brocciu con limone e uova, che nei ristoranti viene inzuppato nel liquore e servito alla fiamma, i canistrelli, dolcetti secchi alle mandorle, alle noci, al limone o all’anice.
In Corsica si producono anche marmellate davvero speciali di fichi (con le varianti alle mandorle o alle noci), di arance, di limoni, di mandarini e di castagne, oltre a del miele eccellente, di cui sei varietà vantano il riconoscimento DOC (in francese AOC, Appellation d’Origine Contrôlée). Quello di fiori di macchia ha un profumo delicato, quello di castagno è ambrato e ha un profumo più intenso, ma tutti hanno una consistenza e un sapore da provare. In genere gli apicoltori vendono i loro prodotti direttamente lungo le strade, in prossimità delle loro proprietà, e spesso potrete comprare direttamente dai produttori anche le marmellate e altri prodotti tipici.
La Corsica si distingue per alcuni vini di ottima qualità, frutto della felice commistione di clima marittimo e profumi di macchia oltre che del sapiente lavoro dei viticoltori che riescono a ottenere ottimi raccolti dal suolo granitico corso riducendo drasticamente i pesticidi e utilizzando tecniche tradizionali. L’isola ha nove regioni AOC (fra le più note Patrimonio, Capo Corso, Sartène) e negli uffici del turismo potrete trovare l’opuscolo Route des Vins che elenca le migliori tenute di ogni zona e vi guiderà nei vostri tour di degustazione; le aziende vinicole, piccole o grandi che siano, accolgono con piacere i visitatori e se avete intenzione di portarvi a casa qualche sorso di Corsica è sicuramente preferibile comprare il vino direttamente dal produttore.
Troverete eccellenti vini sia rossi che bianchi, oltre ad alcuni rosée e a dei buoni e profumati moscati, in particolare nella zona di Capo Corso e Patrimonio, ma tenete presente che la quasi totalità dei vini prodotti in Corsica non è da invecchiamento e vanno gustati entro un anno, massimo due, dal loro imbottigliamento.
Come digestivi potete provare l’acquavite, pura o aromatizzata con prugne o ciliegie macerate, oppure un liquore di cedrata o di mirto, fabbricato in maniera artigianale da molte famiglie. Spesso questi liquori vengono offerti nei ristoranti alla fine dei pasti.
In Corsica si producono anche tre birre locali, che si difendono più che dignitosamente: la Pietra è una birra ambrata a base di castagne il cui sapore, purtroppo o per fortuna (dipende dai gusti) non è fortissimo, ma è comunque ottima; la Colomba, chiara e molto dissetante; la Torre, birra rossa il cui aroma richiama i profumi della macchia mediterranea.
La storia corsa è davvero un groviglio di conquiste, convivenze (più o meno pacifiche), colonizzazioni, occupanti e occupati, ma soprattutto, proprio in virtù di tutto questo, di forti aneliti indipendentisti. Riassumere i momenti principali di questa storia è complicato; magari può essere d’aiuto fare riferimento a quella che, forse anche più del moro con la benda alzata sopra gli occhi, rappresenta in maniera emblematica il vero stendardo della storia e della cultura corsa: quella lingua tanto più familiare a un genovese o a un gallurese che non a un parigino, decisamente più simile al ligure e al sardo che non al francese, ma con caratteristiche del tutto peculiari e che da secoli è testimone vivo e attivo dell’identità storica e culturale della Corsica.
Le origini degli antichi abitanti della Corsica sono da ricercare nell’Italia centro-settentrionale, forse in Toscana, da dove arrivarono nel VII millennio a.C.; costruivano i loro rifugi nelle caverne e sotto le scogliere, e vivevano di caccia, raccolta e pesca. Un migliaio di anni più tardi giunsero nuovi coloni che costruivano villaggi, coltivavano la terra e allevavano il bestiame secondo la pratica della transumanza, tuttora seguita da molti pastori corsi. Nel IV millennio a.C. arrivarono dall’Asia Minore e dall’Egeo coloro che furono i creatori delle costruzioni megalitiche dell’isola, dolmen e menhir spesso legati al culto della Dea Madre mediterranea; diversi gruppi di menhir sono stati rinvenuti nella regione di Sartène, a “protezione” delle tombe sotterranee in cui venivano sepolti i morti. Più tardi i menhir acquisirono forme e tratti umani: alcuni erano provvisti di spade o pugnali, su altri erano scolpite scapole o costole rudimentali e ogni statua era diversa dall’altra, forse una rappresentazione degli spiriti dei defunti o forse trofei di guerra, ognuno dei quali indicante un invasore sconfitto o scongiurato.
La maggior parte di queste misteriose figure di guerrieri è stata rinvenuta a Filitosa, attualmente uno dei siti archeologici più suggestivi di tutto il Mediterraneo.
Intorno al 1500 a.C. nuovi invasori, i misteriosi Torreani, erano sbarcati a sud e avevano stabilito la loro prima base vicino a Porto-Vecchio: si trattava probabilmente degli Shardana, un Popolo del Mare conosciuto per aver attaccato l’Egitto alla fine del II millennio a.C., e pare che fossero proprio loro gli invasori raffigurati nei menhir di Filitosa. A questi però sostituirono torri di pietra dal significato non meno criptico; all’interno di queste sono state rinvenute tracce di fuochi, probabilmente usati per cremare i morti o compiere sacrifici umani. Durante la colonizzazione gli isolani autoctoni furono costretti a spostarsi verso l’interno e infine a nord, dove poterono continuare a seguire le loro credenze e le loro usanze in pace.
Nel VI secolo a.C. iniziò una nuova ondata di occupazioni straniere: per primi arrivarono i profughi greci di Focea, che fondarono la prima grande colonia ad Aléria dedicandosi a una pacifica vita rurale e commerciale fatta di coltivazioni di viti e olivi e di commercio di metalli e cereali. Nel 535 a.C. i greci abbandonarono Aléria lasciandola in mano agli etruschi che, a loro volta, furono scacciati dai cartaginesi nel III sec. a.C.
Nel frattempo i romani avevano già posato gli occhi sulla Corsica e nel 259 a.C. ne iniziarono la conquista; la costa orientale venne ben presto colonizzata con la costruzione di diversi porti, ma, prima che anche l’ultimo angolo sperduto dell’interno dell’isola fosse loro sottomesso, i romani dovettero combattere per più di un secolo contro gli isolani ribelli, che fecero fronte comune con i cartaginesi per opporsi alla nuova occupazione.
La Corsica rimase una provincia dell’impero romano per oltre 500 anni di relativa stabilità, durante i quali sull’isola fu introdotto il cristianesimo. Con il crollo dell’impero romano, i vandali iniziarono a saccheggiare la costa. In seguito, l’annessione dell’isola all’impero bizantino non impedì l’occupazione degli ostrogoti e, più avanti, dei longobardi, che riuscirono ad annettere la Corsica nel 725, ritrovandosi però con una bella gatta da pelare: all’epoca infatti i villaggi costieri erano flagellati dalle frequenti incursioni ad opera dei mori saraceni, che riuscirono a ottenere il controllo di alcune zone costiere; durante i due secoli successivi i corsi nativi vennero confinati nell’interno, dove avevano sviluppato un sistema di governo feudale basato su comunità i cui capi, una volta eletti, puntavano con tutti i mezzi all’ereditarietà della loro carica. Pare che l’origine dell’importanza dei clan e della loro secolare rivalità in Corsica risalga proprio all’ascesa di queste grandi e potenti famiglie feudali.
Nel frattempo la Corsica intorno all’anno 1000 era passata sotto il dominio papale e il pontefice, su richiesta di alcune di queste potenti famiglie, aveva collocato l’isola sotto la protezione dei pisani, mentre altre cercarono il sostegno dei genovesi, che reclamavano i propri diritti sull’isola. L’epoca pisana, incursioni saracene a parte, fu per la Corsica un periodo di relativa pace, prosperità e sviluppo (fu questo il periodo in cui fiorì la locale architettura religiosa di stile romanico-pisano). Ma la festa finì quando, nel 1133, Genova, attirata dalle possibilità di sviluppo commerciale, ottenne dal papa Innocenzo II che l’isola fosse divisa tra le due repubbliche marinare e da quel momento cominciò la sua offensiva: fortificò Bonifacio e fondò più a nord quella che sarà storicamente la sua città più fedele, Calvi; nel 1284, sconfiggendo la flotta pisana alla Meloria, sancì poi il proprio predominio.
La Corsica divenne una colonia di Genova, che ne sfruttò le terre e le tasse al servizio dei propri interessi commerciali e vi eresse grandi fortezze e centinaia di torri di guardia. Fu questo un periodo particolarmente buio per la storia corsa e il dominio genovese rimase per secoli sinonimo di una brutale repressione: durante i cinque secoli di questa occupazione, qualsiasi tentativo di opposizione fu infatti ferocemente abbattuto. Contro questa potenza a poco valsero i tentativi di conquista da parte degli aragonesi, che godevano della benedizione e del patrocinio di papa Bonifacio VII, e che erano si erano fatti avanti con il pretesto di sostenere parte delle famiglie feudali in rivolta.
Fra il 1553 e il 1559 si ebbe una breve parentesi di amministrazione francese, che nella fase di conquista e di insediamento vide emergere la figura del colonnello Sampiero Corso: accanito antigenovese, fu un combattente d’eccezione nell’esercito d’oltralpe in lotta contro la tirannia genovese.
Nel 1559 però i genovesi ripresero il controllo dell’isola e con esso il suo sfruttamento economico, agricolo e commerciale e la sua repressione, aprendo nuove e forse ancora più dolorose ferite nel cuore del popolo corso e dando il via a una grande ondata di emigrazioni.
Durante il XVII e il XVIII secolo si susseguirono numerose le ribellioni antigenovesi, fino a quando Pasquale Paoli non prese il comando dei moti irredentisti e si conquistò il titolo di “padre della patria”: non solo contribuendo (in misura forse un po’ mitizzata) alle operazioni militari di liberazione dall’odiata occupazione genovese, ma soprattutto fondando un vero e proprio stato corso indipendente con sede a Corte, con uno dei primi testi costituzionali democratici d’Europa, un proprio sistema giudiziario, una propria università, una propria moneta e un rinnovato sistema economico, agricolo e commerciale risanato dalle controproducenti politiche colonialistiche di Genova. Ma la Francia, che aveva finora dato man forte agli indipendentisti corsi offrendo la propria mediazione in chiave antigenovese, pensò bene di farsi avanti per avere la propria fetta di torta e ottenne il consenso da Genova per occupare Bastia, Ajaccio, Calvi e Saint-Florent: solo un antipasto della definitiva conquista francese della Corsica sancita dal trattato di Versailles del 1768.
I rapporti con la Francia ebbero da allora alti e bassi; è emblematica in tal senso la politica del corso più famoso al mondo, Napoleone Bonaparte, che più di tutti si adoperò per la francesizzazione dell’isola.
Dopo una fase di apparente riconciliazione con la Francia in seguito all’attiva Resistenza corsa nella lotta al nazifascismo, il forte sentimento nazionale e un mai del tutto sopito desiderio d’indipendenza, da sempre favoriti dalla accentuata insularità corsa, hanno fatto riemergere in maniera marcata il cosiddetto malessere corso, che a partire dal secondo dopoguerra è sfociato in un vero e proprio movimento autonomista e, in parte, nella fondazione nel 1976 del Fronte di Liberazione Nazionale Corsu (FLNC). Accanto alle rivendicazioni politiche si è in più fasi associata la lotta armata, in un contesto sia di forte violenza (a cui è seguita una politica a volte repressiva a volte opportunisticamente licenziosa da parte del governo centrale francese), sia di estrema frammentazione interna, con alcuni gruppi nazionalisti coinvolti negli anni Novanta in vere e proprie guerre fratricide.
Alle secolari conquiste straniere, che tutte, anche quelle tutt’altro che pacifiche, hanno contribuito a comporre quello che è oggi il popolo corso, alle lotte di potere, alle rivendicazioni politiche e sociali gridate a gran voce (o in tempi più recenti a suon di dinamite), ai rapporti spesso ambigui fra il governo francese e chi a turno si è dichiarato indiscutibile portavoce del popolo corso e suo unico e legittimo rappresentante, a tutto questo il vero spirito corso sembra essere fieramente sopravvissuto. Lo ha fatto con una cultura che resta ancora consapevole delle proprie origini, pur in lotta contro gli aspetti più omologanti della globalizzazione dai quali nemmeno la Corsica viene totalmente risparmiata; con una musica tradizionale che col recente revival “combat-folk” riesce ad essere “pop” nel senso più genuino del termine; con un notevole afflato ambientalista (piromani a parte); con una lingua che specialmente qui è simbolo per eccellenza di distinzione e di identità.
Non si tratta né di sterili feticci da archivio di una memoria in romantico declino, né di una realtà da dare per scontata nelle sue capacità di preservazione e di rinnovamento. Ma sembra che la Corsica al momento stia riuscendo a mantenere vivi e dinamici i caratteri più originali di questa realtà, anche quando attraversa gli inevitabili, necessari e sempre più rapidi mutamenti culturali e storici dettati dalla contemporaneità.
Come sulle altre isole di questa parte di Tirreno il clima della Corsica è di tipo mediterraneo: le estati sono secche e calde, mentre gli inverni miti delle coste si trasformano nelle temperature rigide delle montagne dell’interno, dove sulle cime più alte la neve può resistere fino a primavera inoltrata.
Il periodo relativamente più piovoso si ha fra novembre e gennaio, quando sporadicamente si possono verificare temporali e piene abbastanza violenti.
In genere anche in alta stagione l’afflusso turistico non è invasivo come in altre mete del Mediterraneo e tende a distribuirsi in maniera abbastanza omogenea sulle coste e nelle principali località di villeggiatura, con l’unica eccezione delle zone di Porto Vecchio e dell’Ile-Rousse e Saint-Florent; ma per chi vuole essere sicuro di passare una vacanza in totale tranquillità i periodi migliori sono sicuramente la tarda primavera, con le meravigliose fioriture della macchia e dei prati montani, e la fine dell’estate, quando il sole comincia ad accendere i paesaggi con i caldi colori invernali e la temperatura dell’acqua è ancora ideale per lunghe nuotate. In entrambi i casi il tempo sarà soleggiato ma il caldo non sarà pressante come in luglio e agosto, fattore di enorme importanza soprattutto nel caso in cui si sia scelta la Corsica come meta escursionistica.
Che si arrivi in nave o in aereo, per la Corsica vale lo stesso consiglio che si può dare per tutte le grandi isole del Mediterraneo: se si vuole godere di molte delle sue bellezze occorre un mezzo proprio, da portarsi dietro in traghetto, approfittando delle numerose offerte che tutte le compagnie propongono a seconda della stagione, o da noleggiare in loco appena atterrati o sbarcati: la scelta di automobili sarà molto ampia e le tariffe competitive; per i motocicli invece in genere avrete meno scelta e occorrerà consultare diversi operatori per trovare le tariffe più convenienti.
I cartelli stradali che indicano luoghi e direzioni sono bilingue francese/corso in tutta l’isola, anche nelle strade statali e provinciali, dove in genere i toponimi francesi sono dei calchi di quelli corsi.
Spesso si trovano anche cartelli bilingue italiano/corso, mentre sono solo in corso i cartelli stradali posti sulle strade comunali, soprattutto nell’interno.
Sebbene occorra sempre e ovunque guidare con prudenza, in alcune zone della Corsica, soprattutto dell’interno, l’attenzione dovrà essere maggiore perché le strade sono spesso tortuose e molte non hanno guard-rail o altre protezioni.
Nonostante sull’isola facciano servizio molte compagnie di autobus, è difficile orientarsi perché molte coprono le stesse linee, quelle principali, mentre alcune località sono servite da un’unica compagnia una sola volta al giorno; inoltre alcune corse sono attive solo nel periodo invernale, con orari spesso legati al calendario scolastico. Ovviamente le difficoltà saranno minori in alta stagione, ma anche in questo caso l’autobus costituirà una valida alternativa a un mezzo proprio soprattutto per chi si potrà fermarsi in Corsica solo per una breve vacanza e ha appena il tempo di visitare i centri principali; in questo caso occorrerà però pianificare per tempo i vari trasferimenti per evitare di sottrarre ore preziose alla visita delle mete prefissate.
I due centri principali di diramazione delle autolinee corse sono Ajaccio e Bastia, collegate fra di loro e con le principali località costiere e dell’interno: Ajaccio-Bastia via Corte, Ajaccio-Porto-Vecchio via Propriano, Sartène e Bonifacio, Ajaccio-Porto-Vecchio via Quenza, Bastia-Calvi, Bastia-Porto-Vecchio via Aléria, Bastia-Macinaggio lungo la litoranea orientale di Capo Corso, Ajaccio-Porto, Calvi-Galéria.
Muoversi con il trinnichellu sarà invece una scelta dettata soprattutto dalla passione per i viaggi su rotaia e per i paesaggi, più che da necessità funzionali. Le ferrovie corse risalgono alla fine dell’800, quando lo stesso Gustave Eiffel, che progettò il ponte in ferro di u Vecchju, tra Vivario e Venaco, poté dare il suo contributo nella costruzione di una rete ferroviaria che per l’epoca presentava vere e proprie prodezze ingegneristiche; il percorso ferroviario è caratterizzato infatti da numerosi viadotti e gallerie, che permettono ai treni a scartamento ridotto, gli unici circolanti, di superare gli ostacoli naturali offerti da quest’isola così montuosa.
La rete ferroviaria è composta da un’unica linea con due diramazioni, Bastia-Ajaccio o Bastia-Calvi (con scambio a Ponte Leccia, poco prima di Corte) e i tempi di percorrenza sono piuttosto lunghi: Bastia-Ajaccio 3h45’ ca., Bastia-Calvi 2h20’ ca., Ajaccio-Calvi 4h ca. Ma questo relativo dispendio di tempo rispetto all’economia complessiva del viaggio è caldamente consigliato e sarà ricompensato dai paesaggi e dalla poesia di questo “altro viaggiare“.
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L’Hostellerie de L’Abbaye è stata ricavata da un monastero del XVI secolo e si trova nel cuore di Calvi, a soli 150 metri dalle spiagge di sabbia e dal grazioso porto turistico. Tutte le camere sono climatizzate e arredate con gusto.
L’Hotel offre un parcheggio privato gratuito, consentendovi di esplorare comodamente la Corsica in auto.
Il Best Western Premier Hotel Corsica si trova sulle colline di Calvi, in Corsica, e dalle sue stanze potrete ammirare una bella vista panoramica sulla baia.
Le camere sono moderne e lussuose.
La connessione Internet Wi-Fi è inclusa nella tariffa e la prima colazione a buffet non vi lascerà delusi.
Potrete gustare il pranzo a bordo piscina e il servizio in camera è disponibile 24 ore al giorno. Ci sono anche una sauna e una vasca da bagno jacuzzi.
È disponibile il parcheggio gratuito in loco e, su richiesta, un servizio di navetta gratuito per l’aeroporto e il porto di Calvi. Inoltre, è anche presente un regolare servizio di navetta (gratuito) dal centro della città di Calvi alla spiaggia.
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Il vecchio lazzaretto della città è stato ristrutturato e adibito all’accoglienza di esposizioni, mostre fotografiche, concerti, festival musicali (Festival Jazz in Ajacciu, a giugno) e cinematografici e quarantaines culturali dove storia, filosofia, scienze, cinema si incontrano e si uniscono in dibattiti e lectio magistralis.
Per tre mesi la cittadella di Calvi ospita mostre e vendite di dipinti, incisioni e sculture dei migliori artisti dell’isola e d’oltremare, che si potranno incontrare personalmente durante il vernissage.
Grande festa per i bambini e le famiglie organizzata ogni anno durante la bella stagione dall’ente del turismo locale; in piena città vengono allestiti enormi strutture gonfiabili per giocare e organizzati laboratori ed eventi musicali che animano la città per una settimana.
Come in tutta Europa, anche in Corsica queste giornate costituiscono l’occasione per scoprire gratuitamente, e con guide professioniste, monumenti in genere chiusi al pubblico durante il resto dell’anno. Per conoscere con precisione i siti e i monumenti aperti durante questi giorni nei luoghi di proprio interesse, occorre consultare il sito del Ministero della Cultura o rivolgersi agli uffici del turismo dei singoli comuni.
Mostra internazionale del fumetto nella quale artisti belgi e francesi la fanno da padroni.
Qesto grande evento cittadino accomuna cultura, sport, educazione, economia intorno al tema del mare; nel cuore della cittadina si svolgono laboratori per bambini, dibattiti, conferenze, mostre e ovviamente numerose attività acquatiche.
In programma concerti lirici, rappresentazioni teatrali, mostre d’arte e artigianato, laboratori didattici per le scuole e una mostra cinematografica con proiezioni e incontri con i protagonisti del cinema italiano.
A Corte la festa di San Giovanni viene celebrata all’interno della cittadella con incontri culturali, concerti e poesia.
Un appuntamento ormai consolidato che vuole essere un omaggio alle storie narrate e all’arte di narrarle; attraverso le strade illuminate a lume di candela si raggiungono le piazze dove il pubblico può ascoltare i cantastorie e i loro racconti.
Importante festival letterario corso.
Si tratta di uno stage internazionale di teatro aperto a tutti, durante il quale attori dilettanti e professionisti potranno cimentarsi nella creazione di vari spettacoli che verranno poi offerti al pubblico alla fine del periodo di stage; il tutto sullo sfondo di bellissimi scenari naturali.
Antiquariato, un concorso di poesia, corsi di base di kayak in mare, giochi acquatici e una sfilata per i bambini, tutto all’insegna del tema marino.
Lo scopo del festival è quello di dar voce, o meglio, piede, alla danza in tutte le sue forme, offrendo una settimana ricca di spettacoli, che vede come protagonisti sia artisti corsi sia famose compagnie internazionali. Inoltre vengono organizzati corsi di danza di tutti i generi e aperti a tutti.
Indiscutibilmente il più antico e meglio conosciuto festival della Corsica, con gare di canto a contrasto chiama e rispondi nei bar del paese. La festa ruota intorno alle celebrazioni in onore della statua della Vergine arrivata qualche secolo fa a Casamaccioli a dorso di mulo, quando alcuni conventi e chiese dell’isola vollero recuperare i tesori di alcuni luoghi di culto abbandonati. La storia è piuttosto curiosa: per decidere a chi sarebbe spettata la statua della Vergine, considerata miracolosa, questa è stata legata al dorso di un mulo, che è stato poi liberato affinché portasse il suo prezioso fardello dove lo avrebbero condotto i suoi passi.
Il mulo si fermò dopo una cinquantina di chilometri, proprio a Casamaccioli e da allora l’evento viene ricordato ogni anno con un pellegrinaggio, a cui quasi due secoli fa si è aggiunta una fiera artigianale e agricola tuttora molto apprezzata dal pubblico corso; la fiera è infatti anche occasione di dibattiti sull’identità nazionale corsa e sul futuro economico dell’isola, oltre che un momento di conviviale aggregazione con pantagrueliche mangiate (e bevute) e con canti e balli tradizionali.
Sette giorni di concerti, conferenze, dibattiti, laboratori creativi, esposizioni, arte di strada, con un occhio di riguardo alle tematiche ecologiche, tutto con un unico tema: il vento.