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Eventi sportivi – I Love Corsica

Cyclocorsica – (fra fine maggio e inizio giugno)

I cicloamatori più incalliti troveranno pane per i loro denti in questo bellissimo tour de Corse che in 7 tappe tocca i bellissimi paesaggi dell’isola, dagli alti passi di montagna alle bellissime strade litoranee.

Interlacs – Corte (luglio)

Una delle corse in montagna più importanti del mondo, a cui partecipare 300 corridori che hanno il privilegio di un mezzo unico con cui scoprire la bellissima valle della Restonica, dal lago di Nino passando dalla Brache di Capitello.

A Girandulata – Speluncato (terzo fine settimana di luglio)

Corsa podistica di 14 km che in un circuito intorno al pittoresco villaggio di Speluncato, nel sud della Corsica. Alla fine della corsa ai partecipanti viene offerto un buffet a base di prodotti tipici corsi.

Via Romana – Carpineto (inizio agosto)

nel cuore della Castagniccia, territorio pieno di storia e di tradizioni, la Via Romana attraversa piccoli villaggi e borghi sperduti, incrocia chiese di campagna e piccole cappelle, e offre sollievo ai corridori con il fresco di faggete e castagneti e con l’acqua delle numerose sorgenti e fontane che si incontrano lungo il percorso.
Per informazioni sulla prossima edizione: www.trail-viaromana.com

Festimonti – Bocognano (fine settembre)

Festival della montagna all’interno del quale vengono organizzati trekking, giri in mountain bike e percorsi a cavallo, e corsi di base di canyoning e deltaplano. Il programma prevede anche momenti di incontro e di dibattito e una rassegna di film dedicati alla montagna.

A Balanina – L’Île Rousse (secondo sabato di novembre)

Corsa podistica di 17 km fra i dolci paesaggi della Balagne.

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Sagre Gastronomiche in Corsica – I Love Corsica

A fiera di a Canonica in Lucciana – Casamozza e Lucciana (finesettimana di Pentecoste)

Grande fiera agricola e artigianale i cui stand vengono allestiti all’interno del sito archeologico di Mariana. La fiera è riservata alla vendita dei prodotti dell’artigianato e dell’agricoltura locali e il lunedì di pentecoste, a conclusione dell’evento, viene celebrata una messa nella Cattedrale.

Festa di l’Oliu Novu – Sainte Lucie de Tallano (fine marzo)

Altra sagra dedicata all’olio, che propone visite ai frantoi e dimostrazioni culinarie, nel contesto di un tipico villaggio dell’Alta Rocca.

Per informazioni: www.sainteluciedetallano.com

Festa d l’Oliu Novu

Journée du Fromage et du Vin – Cauro (seconda domenica di aprile)

I produttori di vini e formaggi del sud della Corsica si riuniscono ogni anno per offrire degustazioni e vendere i loro prodotti; un paradiso per gli amanti del brocciu, che potranno assistere a dimostrazioni pratiche di cucina e di pasticceria a base di questo rinomato formaggio fresco.

A Fiera di u Casgiu – Venaco (primo fine settimana di maggio)

Fiera molto rinomata dedicata al formaggio corso; forse il miglior posto dove fare degustazioni casearie.
Per informazioni: www.fromages-corse.org

Cavall’in festa à Corte (inizio giugno)

Fiera regionale imperdibile dagli amanti dei cavalli e da chiunque voglia scoprire il mondo agricolo corso.

Fiera di u Vinu – Luri (primo finesettimana di luglio)

Molti vini di Capo Corso hanno una fama che si estende ben oltre i confini insulari e il festival vuole essere un omaggio a questa pregiata produzione vinicola. I visitatori potranno partecipare ad ateliers di degustazione, conferenze e eventi musicali, e scoprire i prodotti dell’artigianato e della gastronomia locale. A Memoria di U Vinu, il museo del vino di Luri (aperto da giugno a settembre dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00), in occasione del festival rimane aperto per tutto il week-end con orario continuato.
Per informazioni: www.acunfraternita.com

A Fiera di a Petra – Lumio (secondo finesettimana di luglio)

fiera artigianale, agro-alimentare e artistica dedicata alle produzioni minerali locali; fra le varie attività proposte ci sono visite guidate ai diversi siti della regione, concorsi di scultura, cacce al tesoro, concerti, sessioni di “chjami rispondi” e animazione per bambini.

Fiera di l’Alivu – Montegrosso (metà luglio)

Evento assai rinomato che ogni anno accoglie diverse migliaia di visitatori e il cui protagonista è la pianta dell’ulivo ma soprattutto l’olio d’oliva. Riconosciuta “Site remarquable du goût” dal Consiglio nazionale francese dell’arte culinaria, offre ai visitatori la degustazione del miglior olio corso, in abbinamento ad altri prodotti gastronomici dell’isola, e la visita ai frantoi più caratteristici della zona.

A Bocca di u Pratu – Quercitello (primo finesettimana di agosto)

Rinomata fiera agricola nel cuore della Castagniccia dove troverete molti prodotti gastronomici e manufatti dell’artigianato locale. Ogni anno vengono organizzate mostre e concorsi di animali, degustazioni, incontri con poeti e narratori, concerti di musica tradizionale, e, per i più allenati, una corsa campestre fino a San Pedrone e ritorno.

A Fiera di u Turismu Campagnolu – Sollacaro/Filitosa (primo finesettimana di agosto)

Prodotti tipici e artigianato locale nella suggestiva location di uno dei siti archeologici più belli d’Europa; il programma prevede anche concerti e altri eventi culturali.

Fiera di l’Amandulu – Aregno (primo finesettimana di agosto)

Nella cornice delle colline dell’Alta Corsica, una fiera di artigianato e gastronomia dedicata alle mandorle e a tutti i prodotti che se ne possono ricavare; con esposizioni, conferenze, degustazioni e dimostrazioni culinarie, concerti e animazione per bambini.
Per informazioni: www.balagne-corsica.com

A Festa di a Nucciola/Destination noisette – Cervione (agosto)

Fiera promossa da un’associazione locale che promuove la valorizzazione della nocciola di Cervione; oltre a dolci e piatti a base di nocciole, troverete mostre, artisti di strada e ovviamente gruppi folcloristici di musica tradizionale e di canto polifonico.

U Miele in Festa – Murzo (terzo finesettimana di settembre)

Unico evento completamente dedicato al miele, è forse l’occasione migliore per assaggiarne le migliori varietà e provare gli abbinamenti più sfiziosi con dolci, formaggi e altre specialità corse.

A Nostra Mela/Journées de la Pomme et des Produits Naturels – Bastelica (primo finesettimana di novembre)

La valle del Prunelli è rinomata per i suoi meleti, che producono un frutto delizioso a base del quale vengono preparate marmellate, gelatine, mousse, succhi di frutta al naturale, e ovviamente ogni tipo di dolce. In occasione di A nostra mela si trovano esposti sui banchi per degustazioni e vendita anche gli altri prodotti tipici della zona, i salumi i particolare: la specialità del posto è il fittonu di Bastelica, una variante del figatellu con molto fegato.

A Ghjurnata di a Castagna – Evisa (metà novembre)

Uno dei più grand fra i numerosi festival delle castagne che si tengono sull’isola offre la possibilità di assaggiare molte specialità a base del prezioso frutto autunnale.

Fiera di a Castagna – Bocognano (primo fine settimana di dicembre)

Considerata la più importante fiera agro-alimentare regionale in Corsica, raduna ogni anno circa 20.000 visitatori che qui possono assaggiare e comprare i migliori prodotti a base di castagne e, i più interessati, partecipare a dibattiti e conferenze a tema. La Fiera si è conquistata il titolo di “Site remarquable du goût” assegnato dal Consiglio nazionale francese dell’arte culinaria.

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Eventi Archives – I Love Corsica

Feste Religiose La Pasqua è probabilmente la ricorrenza religiosa più sentita e le processioni in occasione del Venerdì Santo risalgono a tempi antichissimi. Fra le più suggestive U Catenacciu – Sart…

A fiera di a Canonica in Lucciana – Casamozza e Lucciana (finesettimana di Pentecoste) Grande fiera agricola e artigianale i cui stand vengono allestiti all’interno del sito archeologico di Mariana. …

Cyclocorsica – (fra fine maggio e inizio giugno) I cicloamatori più incalliti troveranno pane per i loro denti in questo bellissimo tour de Corse che in 7 tappe tocca i bellissimi paesaggi dell’isola…

Festival jazz Equinoxe – Bastia (www.jazzequinoxe.com) (aprile) Ottima occasione per godersi un’antologia del miglior jazz internazionale, in un’atmosfera rilassata e conviviale. I concerti si tengon…

Rencontres du cinéma italien (febbraio) Rencontres du cinéma espagnol (marzo) Sémaine du cinéma britannique (ottobre) Si tengono tutti a Bastia questi tre festival dedicati rispettivamente alla cinem…

Le lazaret Ollandini – Ajaccio (www.lazaretollandini.com) Il vecchio lazzaretto della città è stato ristrutturato e adibito all’accoglienza di esposizioni, mostre fotografiche, concerti, festival mus…

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Costa Orientale della Corsica – I Love Corsica

Superata Bastia in direzione sud e si stende un lungo tratto di costa sabbiosa e pianeggiante che dal Lido della Marana arriva fino ad Aleria, primo punto di interesse di questa costa che non presenta altrove grosse attrattive e che peraltro, nonostante questo, è anche molto turisticizzata.

Ad Aleria si possono visitare il sito di Alalia, molto interessante perché riunisce testimonianze etrusche, greco-focesi e romane della zona; i reperti rinvenuti nell’area sono conservati nel vicino Musée Départemental d’Archéologie Jérôme Carcopino che è ospitato all’interno del bellissimo Forte di Matra, fortezza genovese del XV secolo.

A nord di Aleria si trova invece lo Stagno di Diana, il cui ingresso è dominato dalla Torre omonima. Nella adiacente Île de Santa Maria si trovano una piccola cappella e le rovine di una banchina dell’antico porto romano che duemila anni fa era trafficato dalle numerose imbarcazioni che facevano la spola tra questi lidi e Roma per rifornire la capitale delle pregiate ostriche della laguna.

Ancora oggi le ostriche sono una specialità locale e alcuni ristoranti della zona offrono ottimi menù a base di questi e altri frutti di mare, altro buon motivo per fare una sosta in questo suggestivo micro-territorio che riunisce archeologia, natura e tranquillità.

Per ritrovare spiagge da cartolina occorre oltrepassare Aleria e arrivare verso l’Île de Pinarellu, in realtà una penisola (con un isolotto davanti) che separa due belle spiagge sabbiose dal mare cristallino. Ancora più a sud, in direzione di Porto-Vecchio, si incontrano la Baia di San Ciprianu, la Cala Rossa e la Baia di Stagnolu, altrettanto belle ma in alta stagione sempre piuttosto affollate per la loro vicinanza con Porto-Vecchio.
Questa in effetti attira molti visitatori proprio come base per recarsi nelle spiagge che la circondano, ma merita comunque una visita anche la sua cittadella.

Oltrepassa anche Porto-Vecchio, un’altra fra le spiagge più belle dell’isola, insieme a quelle degli Agriates, è quella di Palombaggia e, poco più a sud, il Golfo di Santa Giulia.

Musée départemental d’Archéologie Jérôme Carcopino, Fort Matra

  • Orario estivo (dal 16 maggio al 30 settembre)
  • Tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00
  • Orario invernale (dal 1° ottobre al 15 maggio)
  • Dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00

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Costa Occidentale della Corsica – I Love Corsica

Molto frastagliata, offre alcuni grandi golfi e numerose calette più o meno raggiungibili.
La meravigliosa Riserva di Scandola, ad esempio, è raggiungibile solo via mare tramite gite organizzate da Calvi, Porto, Cargèse, Sagone e Ajaccio. Caratterizzato da scarsa accessibilità è anche il sottostante Golfo di Girolata, che però oltre che via mare si può raggiungere anche a piedi dal Col de la Croix con un’ora e mezzo di camminata ben ripagata dalla delizia del golfo, sebbene in alta stagione perda un po’ del suo fascino.

Porto, forse meno invitante delle altre città costiere per la villeggiatura stanziale, costituisce però un punto di partenza strategico sia per raggiungere la Riserva di Scandola e il Golfo di Girolata, sia per conoscere l’entroterra.

Fra il villaggio di Ota e Evisa si trovano bellissimi ponti genovesi perfettamente conservati e visibili dalla strada, come il Ponte di Pianella, oppure, come il Ponte Zaglia e il Ponte Vecchju, raggiungibili con brevi e piacevoli passeggiate nelle gole della Spelonca, lungo un tratto del Sentiero Mare e Monti Nord che unisce Calenzana a Cargèse. Inoltrandosi verso il Col de Verghio e il cuore della Corsica si incontra il paesino di Evisa, immerso nei castagneti; ogni anno ospita una rinomata festa della castagna.

Ritornando invece verso la costa un altro scorcio molto bello è offerto dalle Calanche che sovrastano il villaggio di Piana, una suggestiva composizione di pietra e vento classificata come Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Alcuni sentieri panoramici si dipanano in mezzo e intorno a questo bosco di pietre; per informazioni sui percorsi ci si può rivolgere all’Ufficio Turistico di Piana.
Da Piana si possono inoltre raggiungere in macchina le spiagge di Ficajola (con un ultimo tratto a piedi percorribile in 10 minuti di cammino) e di Arone.

Più a sud merita una menzione Cargèse, colonia greca in terra corsa risalente al 1774, quando una comunità di greci del Mani (la penisola centrale del Peloponneso) in fuga dall’occupazione turca trovarono ospitalità presso i genovesi, che li sistemarono in queste terre allora di loro dominio.
In realtà il primo insediamento fu a Paomia, non lontana da Cargèse, ma quando, nel 1731, gli esuli greci ebbero la bella pensata di esprimere la loro riconoscenza verso Genova appoggiandola contro l’insurrezione dei corsi, i vicini autoctoni non la presero molto bene, saccheggiarono la città e i greci furono costretti a riparare in massa ad Ajaccio.

Solo in seguito si stabilirono a Cargèse, prima di un secondo esilio ajaccese in seguito a nuove ostilità fra greci e corsi; più tardi una parte di questi greci lasciò definitivamente le coste corse per l’Algeria, ma questa è un’altra storia. Chi fosse curioso e volesse saperne di più può leggere le favolose pagine di sir Patrick Leigh Fermor, che in Mani, fra le altre vicende che hanno travagliato l’aspra penisola greca, racconta con passione nonché con una sottile dose di affettuosa ironia, anche questa storia di migrazioni, di vita e di guerra, poi finita in più che pacifica convivenza.
Insomma, il punto è che adesso di quella antica ostilità a Cargèse non è rimasta alcuna traccia e lo dimostrano proprio le due chiese, una di rito greco-ortodosso, l’altra di rito latino, che rappresentano al meglio questa felice comunione.

Il golfo di Sagone e Tiuccia sono ben serviti da strutture alberghiere, ristoranti e bar ma le due cittadine non si distinguono particolarmente.
Molto bello è invece il loro entroterra e alcuni suoi remoti e isolati paesini in mezzo al verde, come Orto e Soccia.

Mentre nel frastagliato tratto di costa fra Capo di Feno, bellissimo promontorio con torre genovese annessa, e Punta della Parata, di fronte alle Isole Sanguinarie, più a sud, si trovano alcune calette piuttosto belle e un po’ meno frequentate rispetto a quelle del Golfo di Sagone e del Golfo di Ajaccio. Eccetto l’Anse de Minaccia però, le altre si possono raggiungere solo a piedi da Punta della Parata, dove si può arrivare comodamente anche con l’autobus da Ajaccio; dalla Parata inizia una passeggiata piacevole e senza difficoltà, che già in poco più di un’ora vi permetterà di arrivare alle prime cale, l’Anse de Minaccia e Cala di Fico.
Il sentiero prosegue per Capo di Feno con un’altra ora di cammino, su un sentiero facile ma un po’ più inselvatichito.

Per ritrovare le grandi spiagge sabbiose occorrerà invece tornare verso Ajaccio e in particolare verso i lati ovest e sud dell’omonimo golfo (evitando magari l’anonima e turistica Porticcio) dove si trovano le bellissime spiaggia di Ruppione e la spiaggia di Verghia, dalle sabbie bianche e dal mare cristallino.
Questi piccoli golfi sono sorvegliati da tre torri genovesi, costruite su altrettanti piccoli promontori dalle bellissime vedute panoramiche che meritano di essere conquistate con brevi passeggiate: la Torre dell’Isolella, la Torre di Punta di a Castagna e la Torre di Capo di Muro.

L’alternanza di belle cale continua nel Golfo di Valinco, con la spiaggia di Cupabia e quelle di Taravo e Tenutella, intorno a Porto-Pollo, forse un po’ meno affollate di quella di Campitellu; oltrepassata Propriano un’altra bella spiaggia si trova a Portigliolo ed è piuttosto carino il paesino di Campomoro, che chiude il golfo.
Più a sud, i punti più belli della costa sono quelli intorno a Tizzano e in particolare il sito protetto di Roccapina con le sue sculture granitiche naturali.

Da vedere nell’entroterra

Cupulatta

Centre d’élevage et de protection de la tortue. Primo nel suo genere in tutta Europa, questo parco naturale di due ettari ospita ben 3.800 tartarughe di diverse specie, molte delle quali rare o in via d’estinzione.
Istituito nel 1965 da Philippe Magnan e aperto al pubblico nel 1988 insieme a un gruppo di volontari, accoglie ogni anno moltissimi visitatori, dalle famiglie alle comitive scolastiche, ai ricercatori che nel parco trovano un utile strumento per lo studio di questi incredibili animali.
Per arrivarci prendete la N193 da Ajaccio in direzione di Corte; il Centro si trova in località Vignola ed è aperto tutti i giorni da aprile a novembre; gli orari d’apertura da giugno ad agosto sono 9:30-19:00, nei restanti mesi 10:00-17:30.
Per informazioni: http://www.acupulatta.com/

Filitosa

Quello che viene giustamente considerato uno dei siti preistorici più suggestivi di tutta Europa racchiude le testimonianze di otto millenni di storia umana in Corsica. I reperti più belli sono i grandi e misteriosi monoliti di granito risalenti al periodo megalitico.
Il sito si può raggiungere in macchina da Ajaccio, da cui dista una cinquantina di chilometri, o da Propriano, a 20 chilometri; non è però servito direttamente da nessun autobus di linea, ma si può prendere un autobus della linea Ajaccio-Porto Pollo e farsi scendere alla fermata più vicina, per poi percorrere a piedi i pochi chilometri rimanenti.
Per informazioni: http://www.filitosa.fr/

Sartène

Sotterrata l’ascia di guerra delle faide intestine che l’hanno caratterizzata fino all’800, offre adesso ai visitatori la pace dei suoi vicoli e delle sue case in pietra e la sua vicinanza al mare la rende un luogo ideale in cui stanziarsi, muovendosi poi verso le spiagge o verso l’interno per escursioni giornaliere.

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Bonifacio – I Love Corsica

Nella fantasia di molte persone il nome della Corsica rimanda prima di tutto all’immagine delle bianche scogliere di Bonifacio. Ma per quanto sia un paesaggio familiare e noto un po’ a tutti come gettonatissimo soggetto fotografico in libri, cartoline e dépliant, vederla di persona meraviglierà anche i più disincantati.

La Vecchia Cittadella è arroccata a 70 m su una falesia calcarea che domina sul lungo fiordo, protetto porto naturale.
A lungo fu sotto il dominio genovese, contro il quale niente poterono gli Aragonesi che tentarono di assediarla nel 1420; solo i corsi capeggiati da Sampietro Corso e con l’appoggio dei francesi (e del corsaro turco Dragut…) riuscirono nel 1553 a espugnare temporaneamente Bonifacio, che sei anni più tardi tornò però in mani genovesi, fino al 1768, quando con il trattato di Versailles divenne definitivamente francese.

Per raggiungere la Cittadella si possono prendere le due scalinate che salgono lato del porto verso la Porte de Gênes, e la Porte de France, punto di accesso per le macchine.
Bonifacio attrae naturalmente grandi folle di visitatori, ma a parte alcuni inevitabili negozi di souvenir, pellicole fotografiche e chincaglierie, non ha certo perso il suo fascino.
Dalle piazze e dalle aperture a sud della città si hanno delle bellissime panoramiche sul mare e sulle scogliere candide che sovrastano le Bocche.
Due belle chiese si possono visitare una all’interno della cittadella, la chiesa in stile pisano di Sainte-Marie-Majeure, e l’altra fuori dalle mura, in stile gotico, l’église Saint-Dominique, aperta però solo durante l’estate.

Oltre la chiesa, andando verso il cimitero marino, si può avere un altro stupendo punto d’osservazione.
Ma per godere maggiormente della bellezza di questi luoghi bisognerebbe approfittare di una delle escursioni in barca proposte in gran numero al porticciolo turistico da aprile a ottobre: si può fare un giro del fiordo e dei calanchi fino alla grotta dello Sdragonato e ammirare dal mare la città e le composizioni rocciose che la circondano, o arrivare fino all’arcipelago delle Lavezzi, con la possibilità (previe scorte d’acqua e di cibo), di fermarsi fino a quando non si ha voglia di riprendere un’altra delle corse che collegano le isole a Bonifacio più volte al giorno.
Le offerte proposte possono variare molto da compagnia a compagnia quindi conviene fare un accurato giro informativo lungo la Marina per trovare quella che fa al caso vostro.

Dall’incrocio fra l’Avenue Charles de Gaulle, la Montée Rastello e la Montée Saint-Roch, davanti all’accesso orientale della cittadella, parte un bellissimo sentiero che in poco più di un’ora porta allo stupendo Capo Pertusato e alla vista, indescrivibile, sulle intere Bocche e sulla città. Il sentiero è meraviglioso, ma è totalmente esposto al sole e nel periodo estivo è quindi da evitare nelle ore centrali della giornata.
Al Capo si può arrivare comunque anche in macchina dalla Marina.

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Auto Archives – Sicilia Turismo


Come arrivare in Sicilia in auto

Dal Nord Italia la Sicilia si raggiunge con la A1 fino a Napoli, a pagamento (esempio: Milano-Napoli 770 km ); da Napoli la A3 porta fino a Villa San Giovanni e Reggio Calabria (497 km; senza pedaggi…


Come muoversi in Sicilia in auto e moto

Due o quattro ruote saranno un mezzo indispensabile se volete visitare zone diverse della Sicilia e siti archeologici, che in molti casi si trovano in posizioni isolate e mal servite dai servizi pubb…


Muoversi in Sicilia

La Sicilia è una delle isole più grandi del Mediterraneo e le distanze tra una città e l’altra richiedono, anche in alcuni casi alcune ore di viaggio in automobile o in autobus, di più se si sc…

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Nave Archives – Sicilia Turismo


Come arrivare in Sicilia in nave

La nave è il mezzo consigliabile se si vuole portare in Sicilia la propria auto partendo dalle regioni del centro-nord. Se non avete intenzione di fare tappe intermedie, percorrere tutta la penisola …

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Storia della Sicilia – Sicilia Turismo

La Sicilia è l’isola del Mediterraneo che ha visto più conquistatori e nella quale questi hanno lasciato le loro tracce in maniera più profonda, nel bene e nel male. La sua storia è ricca quanto travagliata, fatta di fasti e glorie quanto di conflitti e decadenza, in una terra che per secoli ha vissuto come colonia delle civiltà più ricche e potenti dell’area del Mediterraneo, seguendone a fasi alterne le sorti.

Greci, romani, arabi, normanni, aragonesi le hanno lasciato una cultura profonda e vivace, preziose tradizioni culinarie che rivisitate e unite a quelle autoctone hanno dato origine a una delle cucine più buone del mondo, città e siti archeologici di una suggestione unica che fanno rivivere la complessa storia dell’isola. Il prezzo da pagare però è stato alto per la Sicilia, che, sfruttata a dismisura, ha visto nei secoli profonde crisi economiche e sociali.

La Preistoria

La Sicilia fu abitata fin dalla Preistoria da popolazioni provenienti dall’Europa orientale che hanno lasciato traccia di sé in molte pitture rupestri; le più interessanti si trovano sul Monte Pellegrino e nella grotta del Genovese a Levanzo. Nel Neolitico approdarono sulle coste orientali e sulle Eolie popolazioni provenienti dal Mediterraneo orientale, portatori di una civiltà piuttosto avanzata che unitasi alla popolazione autoctona dette origine alla cosiddetta civiltà di Stentinello, di cui ci rimangono numerose ceramiche.

Vennero importate nuove tecniche di lavorazione dei metalli e lo sviluppo di agricoltura e allevamento portò alla costruzione di fattorie e villaggi stabili, che divennero basi per commerci sempre più estesi verso le lontane civiltà mediterranee. Durante l’età del Bronzo e quella del Ferro arrivarono dall’Italia continentale nuove popolazioni: gli ausoni, che si stabilirono nelle Eolie, e i siculi, nella Sicilia orientale, spingendo le popolazioni autoctone verso l’interno. I siculi furono coloro che introdussero nell’isola l’uso del cavallo e il culto dei morti. Verso la metà del XIII secolo arrivano i Sicani, probabilmente di origine non indoeuropea, che si stanziarono principalmente nella zona occidentale della Sicilia, presto spinti verso l’interno dall’arrivo degli Elimi, i fondatori di Segesta ed Erice.

La Sicilia greca, cartaginese e romana; i barbari e i bizantini

Tra XI e X secolo avvenne la penetrazione dei cartaginesi, che si insediarono a Panormo (l’odierna Palermo), Solunto e Mozia fra l’VIII e VII sec. Nello stesso periodo furono fondate le colonie greche della Sicilia orientale: Naxos fu fondata da greci provenienti dalla penisola calcidica e dell’isola cicladica di Naxos; Megara Hyblaea dai megaresi; a Ortigia di insediarono i corinzi e a Gela alcuni gruppi provenienti da Creta e da Rodi.

A queste comunità dobbiamo il sito di Selinunte e la stupenda Valle dei Templi di Agrigento, la cui visione continua ad avere del magico nonostante gli aborti edilizi che campeggiano nella zona. Ai greci si deve anche l’importazione di vite e ulivo, che tanta importanza hanno avuto e hanno tuttora nella cucina siciliana e in quella italiana in generale, ma purtroppo anche quella delle lotte intestine fra le città, alimentate anche dal fatto che delle ricchezze del territorio beneficiavano soprattutto i proprietari terrieri a scapito dei siculi indigeni e dei coloni greci di ultima generazione. I gravi contrasti sociali che ne derivarono sfociarono in ribellioni popolari, cui l’aristocrazia rispose con la costituzione di tirannidi, come quelle di Agrigento, Gela, Lentini, e soprattutto Siracusa, che accentrò su di sé le redini di una temporanea coalizione in chiave anticartaginese e ottenne l’egemonia su quasi tutta l’isola per i secoli successivi.

I cartaginesi di Annibale tentarono di approfittare della situazione di instabilità delle colonie greche occupando e saccheggiando Selinunte, Imera, Agrigento e Gela. La risposta del tiranno di Siracusa, Dionigi I, fu la distruzione della colonia punica di Mozia, i cui superstiti fondarono un nuovo insediamento a Lilibeo, l’odierna Marsala. Siracusa divenne una delle massime potenze del Mediterraneo, riassoggettò sotto il proprio potere tutta la Sicilia orientale e Dionigi si spinse addirittura sulle coste adriatiche dove fondò Ancona.

Non riuscì però a cacciare completamente i cartaginesi dall’isola e le guerre contro Cartagine continuarono fino al III secolo, quando entrò nella scena un nuovo imponente protagonista, l’impero romano, che sconfisse definitivamente Cartagine nel 241 rendendo la Sicilia una propria colonia. Siracusa fu fatta tributaria di Roma, la cittadinanza di Agrigento fu venduta schiava e sostituita con siciliani filo-romani e larghe confische del territorio portarono allo sviluppo del latifondo, alla diminuzione degli abitanti e alla decadenza economica dell’intera isola, con la conseguenza che cominciò maturare un certo indipendentismo e si moltiplicarono le rivolte degli schiavi.
Nel 439 d.C. fa Sicilia fu invasa dai Vandali, poi arrivarono gli ostrogoti di Teodorico che la riunì nuovamente all’Italia; ma nel 535 a.C. Belisario, generale bizantino, la riconquistò.

L’epoca araba

Per circa 300 anni la Sicilia fu oggetto di continue scorrerie da parte soprattutto dei pirati saraceni provenienti dal Nord Africa. I mori all’epoca erano ormai diventati la potenza più dinamica del Mediterraneo e in seguito alla conquista di Pantelleria intorno al 700, vennero stipulati degli accordi commerciali che permisero ai mercanti arabi di insediarsi in alcuni porti della Sicilia orientale, prodromo della conquista araba vera e propria che avvenne nell’827 con diecimila saraceni, fra arabi, berberi e musulmani spagnoli, che approdarono a Mazara del Vallo; nell’831 fu la volta di Palermo mentre l’invasione dell’intera isola fu completata solo nel 965, dopo il saccheggio nell’878 della città di Siracusa e il massacro della sua popolazione.

Sotto gli arabi Palermo divenne una delle maggiori città del mondo, un centro cosmopolita ricco di giardini, sontuosi palazzi e moschee. Furono ricolonizzate le zone rurali, i grandi e improduttivi latifondi furono suddivisi e furono introdotte nuove colture come agrumi, canna da zucchero, lino, cotone, seta, meloni e palme da dattero, grazie a grandi lavori di ampliamento delle opere d’irrigazione. Fu sviluppata l’attività estrattiva, dato grande impulso alle saline e intensificati i commerci, che riportarono la Sicilia al centro di una fiorente rete commerciale.

Ancora, sotto gli arabi le imposte furono ridotte grazie a una più funzionale razionalizzazione e ci fu una maggiore tolleranza religiosa rispetto al periodo bizantino, anche se i non musulmani erano soggetti a un certo grado di discriminazione sociale, che contribuì molto probabilmente alla conversione di molti siciliani alla fede musulmana. L’eredità araba è rimasta anche in molti toponimi; un esempio per tutti è Pantelleria dove questa influenza è particolarmente marcata (Monte Gibele, Kamma, Bugeber, Bukkuram, Gadir…). O anche nella pesca: la terminologia legata alla mattanza dei tonni nelle isole Egadi è quasi tutta di origine araba.

Il secolo normanno

In seguito a lotte di potere interne al mondo arabo la capitale dell’impero fu trasferita in Egitto e la Sicilia perse la sua posizione centrale nel Mediterraneo arabo, diventando vulnerabile agli attacchi esterni. In seguito a una richiesta d’aiuto da parte di una delle fazioni arabe in lotta, Messina fu assediata nel 1061 da Ruggero d’Altavilla. Fu il primo passo della conquista normanna che si concluse però solo 30 anni dopo. Nel 1072 Palermo fu conquistata e proclamata capitale della Sicilia normanna.

Il secolo di dominazione normanna fu il periodo di massimo splendore della città e dell’intera isola, un’epoca feconda e irripetibile; il patrimonio artistico e architettonico lasciato in eredità non ha eguali, per la sua vastità e qualità, avendo assorbito i precedenti stili bizantino e arabo e avendoli incorporati nei grandi edifici civili e religiosi normanni che a distanza di secoli lasciano ancora a bocca aperta: il Palazzo dei Normanni, la cattedrale e la Zisa a Palermo, la cattedrale di Monreale, quella di Cefalù sono solo alcuni dei contributi architettonici più spettacolari. I normanni puntarono su una politica dell’accettazione, della tolleranza religiosa e dell’integrazione affidandosi alle strutture preesistenti, non potendo d’altra parte contare su un numero sufficiente di propri coloni; resero più efficiente l’amministrazione e imposero il francese e l’italiano in un’isola che era stata in gran parte araba e, di fatto, definirono il contesto socio-politico per i sette secoli di dominio straniero a venire. Ruggero I promosse lo sviluppo economico dell’isola, reinstaurò il cattolicesimo e puntò molto sui buoni rapporti diplomatici con le altre potenze, arrivando a far sposare le proprie figlie con gli eredi di due delle più potenti dinastie europee (uno dei quali fu il figlio dell’imperatore d’Occidente Enrico IV).

Suo successore fu il figlio Ruggero II, primo re normanno di Sicilia e uno dei regnanti più carismatici e dotati d’ingegno dell’Europa medievale, che rese l’isola il crogiolo degli elementi più creativi e capaci del mondo mediterraneo. Fu lui ad esempio a convocare a corte il geografo e viaggiatore arabo Idrisi incaricandolo di redigere un compendio del mondo allora conosciuto, quello che divenne “Il Libro di Ruggero”; le pagine dedicate da Idrisi alla Sicilia di Ruggero II parlano nientemeno che della “gemma del secolo”… Mecenate delle arti, Ruggero parlava anche il greco ed ebbe come suoi consiglieri molti musulmani. Con lui la Sicilia fu unita all’Italia meridionale, conquistò anche Malta e alcune città della costa nordafricana (Tripoli e Djerba), e occupò Corfù, ottenendo così l’egemonia anche sul Mediterraneo centrale. Durante il suo regno fu redatto il primo codice di leggi scritto della Sicilia.

Dagli svevi alla dominazione spagnola

La discendenza di Ruggero II non riuscì a essere all’altezza di un così illustre predecessore e progressivamente allontanò l’influenza araba dall’isola; inoltre le ribellioni dei baroni si fecero sempre più frequenti e le divisioni interne favorirono l’arrivo nel 1194 della flotta di Enrico VI di Svevia, diventato imperatore nel 1191 e venuto a reclamare i suoi diritti di successione sull’isola (nel 1186 aveva sposato Costanza, zia del re normanno Guglielmo II, morto a 36 anni senza discendenti diretti).

A Enrico VI successe Federico II di Svevia, che restaurò sull’isola la struttura burocratico-amministrativa dello Stato normanno e dette un’impronta più autoritaria e imperiale alla società, estendendo la propria egemonia a spese dell’indipendenza del clero e dell’autonomia delle città, per tenere a freno le quali fece erigere, in Sicilia come in altre zone del sud Italia, imponenti castelli come quelli di Milazzo, Catania, Siracusa e Augusta. Federico II, diventato re di Sicilia con il nome di Federico I, rese l’isola il primo Stato moderno d’Europa dal punto di vista amministrativo e legislativo, ma nel tentativo di omogeneizzare la società siciliana si rivolse contro quelle che ormai erano diventate delle minoranze, come quella musulmana.

Tuttavia, fu un grande patrocinatore delle arti (fu alla sua corte che si formò la scuola poetica siciliana, che tanta importanza ebbe nello sviluppo della lingua e della letteratura italiana), delle scienze naturali, del diritto e della medicina.

Alla sua morte però il figlio Manfredi non riuscì a fermare il declino della Sicilia sotto le spinte dei tentativi di usurpazione dei baroni e delle mire annessionistiche dei monarchi stranieri e nel 1268 l’isola divenne possedimento degli Angioini, che furono però cacciati nel 1282 con l’insurrezione conosciuta come quella Vespri Siciliani.

Fu la volta di aragonesi e spagnoli, la cui dominazione durò fino al 1713. L’anno successivo, con la pace di Utrecht, l’isola fu assegnata alla Casa Savoia che la barattò con l’Austria incambio della Sardegna. Nel 1738 tornò in mano spagnola con i Borboni, che vi dominarono incontrastati fino al 1860, l’anno dell’impresa garibaldina dei Mille, dopo la quale la Sicilia fu unita al Regno d’Italia.

Dall’Unità d’Italia alla contemporaneità

All’epoca dell’Unità la regione era gravata da sottosviluppo e da arretratezza economica, la situazione dei contadini siciliani era addirittura peggiorata rispetto all’epoca borbonica e si diffuse il brigantaggio, fenomeno sociale di ribellione al nuovo dominio della borghesia. Fu allora che si cominciò a parlare di questione meridionale, nella quale all’interno delle già critiche dinamiche economiche e sociali cominciò a inserirsi la mafia, organizzazione criminale dalla struttura non rigida che riusciva facilmente a manipolare le procedure di voto con la falsa maschera di difensore dei deboli.

Alla fine del secolo fece la sua comparsa una opposizione organizzata, quella dei fasci siciliani (o fasci dei lavoratori), un movimento sindacale di ispirazione socialista nato nel 1891 che chiedeva riforme e leggi a tutela degli interessi dei lavoratori e che conquistò un vasto seguito fra i contadini. Nel 1894 ci furono violente agitazioni, per reprimere le quali i grandi latifondisti chiesero aiuto al governo centrale.

Nonostante la formazioni di alcune cooperative di lavoratori e l’attuazione di illuminati programmi di riforma agraria da parte di singoli individui come don Luigi Sturzo, le condizioni di vita nelle campagne si facevano sempre più dure e cominciò la grande emigrazione verso l’America, raccontata magistralmente in numerosi film.
Le campagne belliche dell’occupazione della Libia e della prima guerra mondiale colpirono gravemente l’economia siciliana.

Mussolini, una volta assunto il potere a Roma, in gran parte senza il sostegno dei siciliani, decise di risolvere la questione meridionale incaricando il prefetto di Palermo di “sgominare la mafia”, che nel frattempo aveva già esteso i propri tentacoli negli Stati Uniti. Gli arresti di migliaia di sospetti mafiosi, a volte sulla base solo di deboli indizi, senza riuscire a colpire i gangli dell’organizzazione, non solo non servirono a sgominare la mafia dalla Sicilia, ma la spinsero a operare ancora più segretamente.

Negli anni Trenta, a sostegno delle imprese belliche, la Sicilia venne letteralmente spremuta per la produzione di grano; questa pratica di coltivazione intensiva a scapito della diversificazione delle colture, elemento vitale per l’economia siciliana, impoverì il terreno e causò l’erosione del suolo.

Durante la seconda guerra mondiale la Sicilia fu il primo lembo di territorio italiano a essere invasa dagli Alleati, nel luglio 1943. Da questo momento i bombardamenti sulle città si fecero serrati, Messina in particolare, che ancora non si era ripresa dal devastante terremoto del 1908, fu pesantemente colpita, prima che le truppe alleate arrivassero alle sue porte il 18 agosto.
Nel dopoguerra lentamente la Sicilia tentò di risollevarsi. Intanto, però, riprendeva forza il separatismo, che cominciava a organizzarsi in bande armate violente finanziate dai più potenti proprietari terrieri. Fu per rispondere e in qualche modo tamponare il fenomeno che nel 1946 alla Sicilia fu riconosciuto lo statuto speciale di regione autonoma, dotata di un proprio parlamento.

L’autonomia non riuscì tutavia a sanare le divisioni e i conflitti dell’sola, e la mafia e i vecchi proprietari terrieri più reazionari si scatenarono usando la violenza contro quella che ritenevano la maggiore minaccia al loro potere: il comunismo. L’apoteosi di questo delirio ci fu il 1° maggio del 1947, a Portella della Ginestra, dove durante una manifestazione organizzata in occasione della festa dei lavoratori, 11 persone furono uccise e altre 33 ferite, ad opera della banda di Salvatore Giuliano, ex capo di una delle bande armate separatiste in seguito arruolato alla causa anticomunista.

Il potere occulto della mafia cominciava a farsi strada nelle città, diventando sempre più potente grazie ai suoi legami con il potere politico, le sue speculazioni edilizie, il contrabbando, il traffico di droga e il pizzo, ancora molto diffuso e che, dopo anni di minacce e paura, coraggiosi commercianti e cittadini hanno iniziato a combattere, denunciando apertamente i propri estorsori.

Negli anni Settanta la mafia ha cominciato a colpire con sanguinosi attentati una serie di alti funzionari e persone impegnate a denunciarne e combatterne le attività criminose. Il governo decennale della Democrazia Cristiana, con la sua cultura conservatrice e bigotta e con la sua politica burocrate e clientelare non poté certo risollevare la situazione.
Un settore che riuscì a evitare il controllo dell’amministrazione e una pianificazione di qualsiasi tipo fu quello edilizio, le cui realizzazioni, spesso obbrobriose, feriscono tuttora lo sguardo di numerosi paesaggi naturali e archeologici. Il settore industriale ha sofferto di mala amministrazione, mentre il settore agricolo è stato abbandonato a se stesso e patisce la mancanza di finanziamenti. Finanziamenti che quando arrivano, siano rivolti all’industria o all’agricoltura, si perdono il più delle volte negli oscuri meandri della cattiva amministrazione, della corruzione o della collusione delle autorità con la mafia, che ogni tanto si vede servire su un piatto d’argento occasioni d’oro come il progetto di costruzione di un ponte sullo Stretto di Messina, dal pesante impatto ambientale e dalle numerose possibilità di infiltrazione mafiosa con ingenti investimenti di narcoeuro nella costruzione del ponte (rapporto 2° semestre 2005 della DIA – Direzione investigativa antimafia).

Ed è forse questa amara consapevolezza di un legame inscindibile fra poteri politici e mafia, insieme al livello di atrocità raggiunto dalle stragi mafiose dei primi anni Novanta con le uccisioni dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che ha fatto alzare la testa a molti siciliani, che hanno scelto di rifiutare la maschera dell’omertà e di lottare quotidianamente contro la logica di morte e terrore di Cosa Nostra. Chi denunciando chi chiede il pizzo per poter tenere aperta la propria attività commerciale, chi riunendosi in associazioni, gruppi, realtà di base, impegnandosi a diffondere una cultura di giustizia sociale, chi lavorando nelle scuole per far conoscere a bambini e ragazzi che cos’è la mafia e perché combatterla.

Quello che forse meglio rappresenta la nuova aria che sta tirando in Sicilia è “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, siciliane ma non solo, territorialmente impegnati nella costruzione e nella diffusione di una cultura della legalità, della giustizia sociale e della tutela ambientale attraverso campi di formazione antimafia, attività antiusura, e progetti di recupero dei beni confiscati alle mafie, secondo la legge 109/96 che prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti – associazioni, cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro. Così si presenta al giorno d’oggi una (buona) parte della società civile siciliana che, seppur ferita dopo tutti i secoli di conquiste spesso sanguinose e colonizzazioni predatrici, potentati a volte illuminati ma pur sempre stranieri, oppure autoctoni ma occulti e mortiferi, dà una lezione di speranza alzando la testa e facendo sentire la propria voce. Un altro ottimo motivo per fare un viaggio in questa bellissima isola.

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Clima e Meteo in Sicilia – Sicilia Turismo

Il clima estivo siciliano è quello che rende l’isola decisamente più africana che europea.

In genere il caldo è più secco che afoso, e questo potrà essere d’aiuto a coloro che sopportano temperature alte ma ben poca umidità; la scarsissima piovosità nei mesi estivi è sicuramente un buon incentivo per chi ama le spiagge ma è anche una piaga per molti siciliani, che in molte province soffrono frequenti crisi idriche.

Se nel vostro itinerario pensate di includere le mete balneari o archeologiche più frequentate, forse è il caso che scegliate di andare in Sicilia in primavera o in autunno, quando c’è già o ancora caldo (si può fare il bagno da aprile ad ottobre e a Lampedusa, dicono fonti attendibili, addirittura fino a novembre…), ma non troverete ressa nelle spiagge, nei siti e nelle città d’arte e i prezzi (comunque difficilmente esosi come in altre regioni italiane…) saranno più bassi. Per molti la primavera è la stagione più bella per visitare la Sicilia, per le meravigliose fioriture che colorano il paesaggio e riempiono l’aria di profumi. A Pasqua in molti paesi si tengono feste tradizionali molto belle ed è un’ottima occasione per mangiare le tante specialità legate a questa ricorrenza.

Per chi preferisce l’inverno, il clima costiero è piuttosto mite e permette di passare diverse ore all’aria aperta visitando siti archeologici e città, soprattutto lungo la costa meridionale; sulle cime più alte delle Madonie e sull’Etna spesso nevica e si trovano anche alcuni impianti sciistici, mentre le aree a ridosso della costa tirrenica e nella zona di Messina e dell’Etna sono piuttosto piovose. Se volete visitare le isole minori in questa stagione dell’anno tenete presente che le corse dei traghetti sono ridotte e che può capitare di rimanere bloccati su un’isola un po’ più del previsto se le condizioni del mare sono particolarmente avverse.

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